Affitti brevi, trovato l’accordo per evitare l’aumento della cedolare secca sul primo immobile messo in locazione: al suo posto, ci sarà un codice identificativo nazionale.
Nel 2024 la cedolare secca sugli affitti brevi aumenterà di 5 punti percentuali, passando dal 21% al 26%. Lo prevede la bozza della Manovra del prossimo anno, all’articolo 18. Tale aumento riguarderà solo gli immobili in locazione dal secondo in poi, esclusa quindi la prima casa messa in affitto.
Pertanto, per contrastare l’evasione sulle prime case, il Governo ha pensato a un codice identificativo a livello nazionale. Vediamo in che consiste.
La proposta di un codice identificativo nazionale da assegnare a ogni immobile dato in affitto per una durata inferiore ai 30 giorni proviene dal ministro Antonio Tajani (FI), chiesta in sostituzione della maggiorazione della cedolare secca.
Secondo quanto si apprende da Il Sole 24 Ore di martedì 31 ottobre, tale codice sarà introdotto come emendamento al decreto legge anticipi (Dl 145/2023, in discussione al Senato) e ha come scopo il contrasto all’evasione.
I proprietari degli immobili, infatti, saranno tenuti a registrarsi su una piattaforma telematica nazionale. In questo modo sarà garantita la tracciabilità di chi affitta un’abitazione sulle piattaforme come Airbnb e Booking.
Il nuovo sistema dovrebbe rafforzare il meccanismo attuale basato su codici regionali necessari per promuovere l’offerta del proprio immobile. In Grecia per esempio, dove questo sistema è già in uso, tale pratica è servita a generare un gettito fiscale superiore anche di dieci volte a quello che avrebbe garantito la cedolare secca. Il Governo italiano stima che possa generare introiti intorno al miliardo di euro.