I docenti, quando andranno in pensione, avranno una pensione di 800 euro mensili?
Ce lo chiede un’insegnante, preoccupata da un post che è diventato virale sui social e che la stessa ci ha girato:
C’è da dire, preliminarmente, che non bisogna fidarci di questi post che girano su internet che vengono creati ad arte e sono palesemente bufale facili da smontare.
Innanzitutto c’è da dire che, per gli insegnanti, il sistema contributivo è iniziato nel 1996 e pertanto tutto il periodo fatto prima è in relazione all’ultima retribuzione (a grandi linee).
Per versare 516.000 euro è necessario uno stipendio di oltre 3.000 euro lordi al mese, cosa fattibile per un insegnante, anche se solo alla fine della carriera.
Precisiamo inoltre che i contributi versati, poi, non sono tutti a carico del dipendente, ma 2/3 sono a carico del datore di lavoro.
Per cui il lavoratore paga un terzo dei contributi che mensilmente vengono trattenuti.
Nell’ipotesi del post, tenendo presente che si tratta di un 67enne, il coefficiente di trasformazione è pari al 5,23%.
Il coefficiente di trasformazione è il rendimento dei contributi versati ed è direttamente proporzionale all’età.
Il coefficiente di trasformazione viene adeguato ogni biennio dall’INPS in base alla speranza di vita.
L’ultima volta è stato aggiornato nel 2022 e, essendo diminuita la speranza di vita, i tassi di rendimento si sono alzati.
Quindi, se impostiamo questa formula:
contributi versati x coefficiente di trasformazione : 13
troviamo la pensione mensile al lordo irpef. Quindi:
516.000 x 5,723 : 13 = 2.271,59 euro lordi mensili che rappresenta il valore della sola quota contributiva della pensione.
La pensione netta, pertanto, dovrebbe aggirarsi sui 1.800 euro netti mensili.
Possiamo quindi tranquillizzare la nostra lettrice che in base ai nostri calcoli, i dati presentati nel post sono completamente fasulli e scritti a caso per suscitare indignazione.