Lo sgravio contributivo destinato alle mamme con 2 o 3 figli previsto dalla Manovra di Bilancio non riguarderà le lavoratrici domestiche. Lo prevede il testo del Ddl bollinato e trasmesso al Senato per l’approvazione in legge.
Il Bonus annunciato da Meloni & C. da circa 3 settimane, è stato fortemente ridimensionato rispetto al disegno iniziale. In una prima fase sembrava dovesse essere una misura semi-universalistica e strutturale, destinata alle madri con più figli a carico. Col tempo invece il Bonus, che avrà l’effetto di far salire lo stipendio netto delle lavoratrici, è stato rivisto con una serie di paletti. Tra questi l’esclusione delle colf e badanti.
Il Bonus consiste in un esonero contributivo pari al 100% della quota dovuta dalle lavoratrici dipendenti a Inps, per un massimo di 3.000 euro annui.
Si applica a chi ha almeno 2 figli per il solo anno 2024, fermo restando il limite di 10 anni di età del secondo figlio. Mentre alle lavoratrici con 3 figli si applicherà fino al 2026 e nel limite dei 18 anni del terzogenito.
Insomma, il risultato è una misura diversa dallo “sconto strutturale” annunciato frettolosamente dalla premier Giorgia Meloni in conferenza stampa il 16 ottobre. Il beneficio è peraltro diretto solo alle madri lavoratrici dipendenti con contratto a tempo indeterminato. Salgono i dubbi quindi di chi parla di una misura “in odore” di effetti discriminatori.
Di sicuro accentua le diseguaglianze con le lavoratrici domestiche, già escluse dal Bonus Meloni, poichè colf, badanti e baby sitter sarebbero escluse anche da questa misura che invece è di appannaggio quasi esclusivo delle donne.