Anche se si è molto giovani, se mancano tanti anni alla pensione, è importante avere cura di sé anche dal punto di vista previdenziale.
Non cadere nei luoghi comuni e nelle frasi fatte dei colleghi: “noi non andremo mai in pensione” o “avremo pensioni da fame“.
In questo articolo di TuttoLavoro24.it suggeriremo come, dedicando alla questione pochi minuti all’anno, possa essere fondamentale tener sotto controllo la propria situazione previdenziale.
Importanza vitale per chi ha scelto il lavoro dipendente nella convinzione di aver trovato stabilità nella vita lavorativa.
Ci sono punti del Cedolino paga e della Certificazione Unica che non vengono mai controllati. Ovviamente, tutto quello che è riportato sul cedolino è in certi punti molto complesso e trova la sua fonte in normative che, in alcuni settori, sono vecchie di oltre mezzo secolo.
Quello che a noi interessa oggi è questo punto del cedolino che troviamo nella seconda pagina:
Questo punto del cedolino indica l’imponibile previdenziale del mese, vale a dire l’imponibile pensionistico dove viene calcolata la contribuzione.
La somma di tutti gli imponibili pensionistici relativi all’anno solare va dentro la Certificazione Unica, nel punto cerchiato in rosso:
Se le somme degli imponibili contributi sono inferiori a quello riportato nella Certificazione Unica vuol dire che potrebbero essere stata pagate altre somme da uffici terzi che potrebbero essere confluite telematicamente nella Certificazione Unica. L’importo riportato nella Certificazione Unica lo ritroveremo nell’estratto conto contributivo INPS.
Per controllare lo stato della propria contribuzione, i dipendenti – pubblici o privati – devono accedere al proprio fascicolo previdenziale dov’è allocato il proprio estratto conto previdenziale.
La prima cosa che balza all’occhio sono i colori dell’estratto conto. Troveremo pertanto:
Ecco, nell’immagine sotto riportata, un esempio di estratto conto contributivo INPS.
I periodi in cui possiamo suddividere gli estratti conto sono i seguenti:
In tutti gli estratti conto dei dipendenti pubblici, a differenza dei dipendenti privati e delle altre categorie, non sono riportati i dati retributivi fino al 31 dicembre 1992.
In questo caso, non c’è nulla da preoccuparsi in quanto il dato non serve.
Per questa categoria di lavoratori, fino al 1992, vige il sistema retributivo, nel senso che la retribuzione valida, per questo periodo, è quella presente nell’ultimo cedolino prima di andare in pensione.
Anche il periodo dal 1° gennaio 1993 al 31 dicembre 1995 sono retributivi ma gli importi sono riportati in quanto deve essere valorizzata la retribuzione media percepita fino alla data della cessazione del rapporto di lavoro.
Dal 1996, entra in vigore la normativa della riforma delle pensioni che prende il nome di Lamberto Dini (legge 335/1995), allora Primo Ministro.
Dal 1996, tutte le pensioni sono calcolate con il sistema contributivo, cioè in base ai contributi versati.
Dal 1996 al 2011 in caso di rinnovo contrattuale, o di decreto di ricostruzione carriera le retribuzioni andavano ad allocarsi nell’anno di competenza.
Per facilitare la comprensione, il versamento dei contributi funzionava con il principio di competenza e non di cassa. In base a questo principio, l’imponibile pensionistico poteva ovviamente non corrispondere in quanto una parta dell’importo riportato poteva essere stato inserito in una annualità precedente.
Dal 2012, con la riforma Monti-Fornero, con il passaggio dall’INPDAP all’INPS nella gestione dei contributi, vige, come nel settore privato il principio di cassa.
In base a questo principio i contributi, anche di anni precedenti, vengono allocati nell’anno in cui è avvenuto il pagamento. C’è però un’eccezione a questa normativa, vale a dire le ricostruzioni di carriera che vengono effettuate in base a sentenze. In questo caso, viene applicato il precedente principio della competenza.