Con l’emendamento del Governo al disegno di legge delle opposizioni viene cancellata la proposta di istituire un salario minimo pari 9 euro.
E’ questo il principale effetto dell’iniziativa di legge firmata da tutti i capigruppo del centro-destra che siedono in Commissione Lavoro alla Camera. TuttoLavoro24.it mette a disposizione dei propri lettori il testo dell’emendamento in formato PDF scaricabile in fondo all’articolo.
Niente più salario minimo stabilito per legge, al di sopra del quale la contrattazione collettiva può negoziare. Nella proposta del centro-destra di attribuisce una delega “ad adottare, su proposta del Ministro del lavoro” uno o più decreti legislativi. Questi interverranno “in materia di retribuzione dei lavoratori e contrattazione collettiva” al fine di “garantire l’attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente, come sancito dall’articolo 36 della Costituzione”.
Per Meloni & C. la soluzione per riportare sù gli stipendi non può che essere la contrattazione collettiva, alla quale viene attribuito un ruolo di primo piano. Al contrario della proposta dei partiti di opposizione che metteva al centro di tutto la legge. La proposta inoltre stabilisce anche un criterio di selezione dei contratti collettivi nazionali di lavoro e quindi dei soggetti firmatari da prendere a riferimento: si tratta dei “contratti collettivi nazionali maggiormente applicati”.
Una delle novità è la definizione di un ruolo specifico per il Ministero del Lavoro titolato ad intervenire tra le parti sia in caso di assenza di un contratto di riferimento per i settori scoperti, sia nel caso di ritardo nei rinnovi del CCNL.
Al Ministero verrebbe affidato un ruolo di mediatore, che – a dirla tutta – ha più volte ricoperto anche in passato, ma solo su istanza delle parti sociali in caso di impasse del negoziato.
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