Più investimenti per la crescita e una ‘scossa’ contrattuale sulla produttività. Sono queste le e linee direttrici su cui si muove Confcommercio, che attraverso le parole del suo presidente nazionale Carlo Sangalli, striglia sia il Governo che i sindacati.
Ecco quanto dichiarato all’edizione odierna de Il Sole 24 Ore.
La Manovra 2024 è in discussione in Parlamento ma i rappresentanti delle imprese del Commercio, Distribuzione e Servizi non sono soddisfatti. Servono interventi strutturali, fa sapere il presidente Sangalli.
«Sono misure apprezzabili anche la riduzione del cuneo contributivo e il debutto di un sistema Irpef a tre aliquote che mirano a mitigare la perdita di potere di acquisto di redditi bassi e medio-bassi – afferma Sangalli che puntualizza – . Oltre l’orizzonte del 2024, occorre però dare prospettiva strutturale a questi interventi. Inoltre, vanno anche sostenuti gli investimenti delle imprese, a partire da quelli necessari per misurarsi con la transizione digitale ed ecologica. Ovviamente, in questo contesto, rimane fondamentale l’attuazione del Pnrr».
Se la Manovra del Governo non piace, neppure l’atteggiamento dei sindacati trova gradimento. Il CCNL è scaduto il 31 dicembre 2019 e i lavoratori attendono gli adeguamenti salariali da quasi 4 anni. Nel frattempo i sindacati Filcams-Fisascat-Uiltucs hanno proclamato lo sciopero dello shopping natalizio per il 22 dicembre prossimo. Ma a sentire Sangalli la triplice ha una buona fetta di responsabilità sul mancato accordo in tempi ragionevoli.
«Siamo impegnati nel rinnovare il prima possibile il Ccnl – ha affermato Sangalli -, è il contratto del settore privato più applicato nel nostro Paese, per i suoi contenuti normativi ed economici. Siamo consapevoli della necessità di adeguati incrementi salariali e lo abbiamo concretamente dimostrato, già nel dicembre dello scorso anno, con l’accordo “ponte” che ha riconosciuto ai lavoratori un’una tantum di 350 euro ed un anticipo sui futuri aumenti contrattuali di 30 euro. Ma occorre anche consapevolezza della necessità di rivedere alcuni istituti contrattuali per il miglioramento della produttività. Per questo non comprendiamo uno sciopero, per di più a ridosso del Natale».
Insomma, è la sintesi del Patron di Confcommercio, senza uno scambio sulla flessibilità che dia una spinta alla produttività delle aziende, il rinnovo non si chiude. I sindacati sono avvertiti.