Il contratto collettivo nazionale di lavoro potrebbe essere rinnovato prima di Natale. A lanciare segnali di apertura verso i sindacati è Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti.
La rappresentante dell’organizzazione di Via Nazionale intervistata dal quotidiano La Stampa in edicola oggi, non esclude nulla circa la chiusura imminente della vertenza, aperta dopo la scadenza dei vari CCNL di settore (il 31 dicembre 2019).
Le parole arrivano dopo il rilancio dei sindacati, proprio ieri sul quotidiano torinese, dello sciopero nazionale del 22 dicembre prossimo, che promette di fermare lo shopping pre-natalizio. Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs chiedono 300 euro di aumento più il recupero dell’annualità 2022 per l’alta inflazione.
Per arrivare al rinnovo, però, ci vuole la collaborazione e la buona volontà delle parti. Sottolinea la leader di Confesercenti al giornalista, chiamando in causa anche al Governo.
“Non si può continuare a stritolare e a considerare l’impresa di vicinato alla stregua di tutte le imprese rispetto alla tassazione”, sottolinea, “da anni chiediamo che vengano detassati tutti gli aumenti salariali in maniera tale da assicurare ai dipendenti aumenti più alti”.
E il sindacato? Secondo De Luise devono entrare nell’ottica di “di ragionare sui picchi stagionalità e sulla flessibilità necessaria per affrontare determinati periodi dell’anno”, e “di aprire una discussione sui contratti a termine, consentendone il massimo utilizzo nei periodi di picco lavorativo”.
E’ sugli aumenti stipendiali che si gioca l’apertura più significativa quando annuncia: “Siamo disponibili a fornire una risposta salariale in linea con l’Ipca 2023-2025 ”. Tradotto, la disponibilità di Confesercenti è di un aumento dell’11,5% sui minimi stipendiali: lo dicono gli ultimi valori IPCA rilevato dall’ISTAT (per approfondire clicca qui). A questo punto occorre capire se ci sarà intesa con le altre organizzazioni datoriali come Confcommercio, Federdistribuzione e Distribuzione Cooperativa. Senza ovviamente dimenticare le rivendicazioni dei sindacati.