E’ fallito l’ultimo tentativo negoziale di rinnovare il Contratto Collettivo del Terziario, Distribuzione, Servizi entro il Natale 2023 e il contratto si avvia a solidificare un lunghissimo periodo di caranza contrattuale pari a 4 anni.
I CCNL di settore sono infatti scaduti il 31 dicembre 2019, da allora i lavoratori e lavoratrici hanno visto solo un importo Una tantum e 30 euro di acconto sui minimi erogati dallo scorso aprile. Cifre ‘minuscole’ rispetto all’ondata inflattiva arrivata tra il 2022 e il 2023.
La notizia che chiude ogni speranza arriva da un comunicato di Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs che a questo punto confermano lo sciopero nazionale del 22 dicembre che comprende anche i lavoratori di Turismo e Ristorazione Collettiva (Mense).
L’ultimo contatto tra le parti contrattuali si è avuto nei giorni scorsi con uno scambio di lettere che non ha portato a nessun risultato e che rinvia oramai al 2024 ogni speranza di veder salire i minimi retributivi dei lavoratori. Da un lato Confcommercio e Confesercenti che davano la disponibilità ai sindacati ad un incontro durante il quale poter affrontare qualsiasi tema (anche quelli più indigesti al sindacato).
E dall’altra la secca risposta dei sindacati di procedere rapidamente a definire “un aumento salariale così come previsto dagli indici relativi all’inflazione, prendendo in considerazione tutto il periodo dalla scadenza del ccnl”. E rimuovere dal tavolo ogni richiesta datoriale finalizzata a comprimere i diritti dei lavoratori su permessi retribuiti, 14a mensilità, scatti di anzianità e implementazione selvaggia della flessibilità oraria (che attualmente il ccnl prevede, in via generale, in 44 ore settimanali lavorate per 16 settimane e in due ipotesi aggiuntive rimesse alla contrattazione di secondo livello).
A quel punto le rappresentanze aziendali hanno deciso di ritirare la disponibilità all’incontro. “Evidentemente ai sindacati – conclude la nota – viene rimproverato di non voler sacrificare diritti importanti per tante lavoratrici e tanti lavoratori per avere in cambio un incremento retributivo dovuto”.
“Con ogni probabilità, secondo Confcommercio e Confesercenti, per dare vita “ad un reale e compiuto confronto schiettamente orientato alla più tempestiva definizione dell’accordo di rinnovo del ccnl” bisogna fare strage dei diritti di chi lavora”.