Uno delle più importanti misure a sostegno della famiglia contenute nella legge di bilancio in approvazione entro fine anno è il Bonus Mamma. Una decontribuzione, fino a 250 euro al mese per le lavoratrici con 2 o 3 figli.
La misura contenuta nella Legge di Bilancio ha previsto che il Bonus è ‘a tempo’. Spetta per un solo anno, il 2024, alle donne lavoratrici con 2 figli e fino all’età di 10 anni del più piccolo.
La misura si proroga di un ulteriore anno, alle lavoratrici con 3 figli e fino al compimento di 18 anni di età del più piccolo.
Il Bonus ha un tetto annuale: 3.000 euro, intesa come massimo importo fruibile dell’esonero contributivo. Insomma la lavoratrice può, sommando i vari esoneri contributivi mensili, arrivare ad un massimo annuale di 3.000 euro.
Il Bonus può arrivare a 3.000 euro annue per le lavoratrici dipendenti che hanno un reddito da lavoro medio-alto.
Abbiamo tipizzato l’esempio con il cosa di una Funzionaria del Ministero della Cultura dell’ex Area III posizione economica F2, ma l’esempio funziona in maniera analoga anche altre tipologie di dipendenti.
Nel caso di questa lavoratrice vengono corrisposti 250 euro mensili (3000 euro annui diviso 12).
La dipendente ha una ritenuta per contributi al fondo pensione di 328,07 euro mensili. I 250 euro vengo tolti da questi contributi che sono tuttavia riconosciuti figurativamente.
Oltre al riconoscimento del Bonus Mamma, la dipendente del nostro esempio, ha diritto anche al “Bonus Meloni“, vale a dire alla decontribuzione in quanto ha un imponibile previdenziale inferiore a 2.692 euro mensili.
Le due misure, pertanto coesistono e la dipendente, nel nostro caso, riesce a recuperare circa 390 euro dai contributi previdenziali che saranno tassati ad aliquota massima.
Bisogna tuttavia aggiungere che la misura deve essere approvata dal Parlamento e, che una volta approvata, sarà l’INPS a dettare le modalità con le quali il bonus dovrà essere pagato.