In pensione a 67 anni di età con un assegno minimo da 580 euro al mese. Non è una nuova proposta del Governo (almeno per ora), bensì un quadro di quella che potrebbe essere la riforma pensionistica in futuro.
L’occhio è puntato sui giovani perché, come detto dalla premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa di fine anno, il peso del sistema non si può «scaricare su chi non si può difendere». Ecco cosa li aspetta.
Durante la conferenza stampa del 4 gennaio scorso, la presidente del Consiglio Meloni ha invitato i sindacati a sedersi a un tavolo per discutere sul tema delle pensioni, in particolare su quelle dei giovani. Secondo l’attuale sistema, chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 si trova nel sistema totalmente contributivo: andrà dunque in pensione più tardi (anche a 70 anni) riscuotendo meno, con un assegno calcolato solo in base ai contributi versati e non alle retribuzioni percepite durante la vita lavorativa.
Per questo nella Manovra 2024 si è già iniziato a predisporre una bozza di quella che potrebbe essere la prossima riforma delle pensioni. Secondo quanto trapela da Il Messaggero di venerdì 5 gennaio, i giovani potranno andare in pensione a 67 anni, come gli altri, se avranno maturato una pensione di almeno 580 euro, pari all’assegno minimo.
I giovani che opteranno per il pensionamento anticipato (prima dei 67 anni), invece, non potranno ambire a un assegno superiore a 5 volte quello minimo.
Insomma, il quadro che si sta pian piano delineando è chiaro: assegno pieno per chi lascia il lavoro una volta maturati i requisiti di età (per ora 67 anni, ma destinati a crescere insieme all’aspettativa di vita), pensione più bassa per chi decide di smettere prima.