Anticipo IVC erogato a dicembre: c’è il rischio di doverlo restituire

Un mese è ormai passato da quando è stato liquidato l’anticipo IVC ai dipendenti a tempo indeterminato gestiti da NoiPA. La velocità con cui l’anticipo è stato corrisposto lascia però spazio a dubbi e a incertezze: cosa succederà ai dipendenti che andranno in pensione dal mese di dicembre 2023 fino a tutto il 2024? Esiste il rischio di un forte recupero quando saranno in pensione?

Poche le somme stanziate per il rinnovo dei contratti

Per quanto riguarda il rinnovo dei contratti del pubblico impiego per il triennio 2022-2024, i governi che si sono succeduti hanno così provveduto agli stanziamenti:

  • anno 2022 (governo Draghi): solo incremento dell’indennità vacanza contrattuale dello 0,3% da aprile 2022 e dello 0,5% da luglio 2022.
  • anno 2023 (governo Meloni): nessuna somma stanziata per il rinnovo dei contratti pubblici. Stanziato un incremento temporaneo del 1,5% solo per coprire parzialmente l’inflazione;
  • anno 2024 (governo Meloni): stanziati 3 miliardi – di cui due per il 2023 – per l’anticipo contratto 2022-2024 mediante incremento dell’IVC di 6,7 volte.
  • anno 2025 (governo Meloni): stanziati 5 miliardi di euro per il rinnovo dei contratti pubblici.
Stipendio di dicembre con anticipo IVC sotto la voce anticipo rinnovo CCNL 2022-2024

Il problema del recupero dell’anticipo del contratto

Come abbiamo visto, per l’anno 2023 non sono state stanziate risorse per il rinnovo dei contratti pubblici.

NoiPA ha provveduto a liquidare l’anticipo a tutti i dipendenti a tempo indeterminato in servizio a tutto il 1° dicembre 2023 compreso.

Questo significa che le somme anticipate, dovranno essere conguagliate in occasione della firma del nuovo contratto 2022-2024.

Alla luce di quanto esposto, in mancanza di disposizioni a riguardo, va da sé che tutti coloro che hanno percepito l’anticipo e saranno collocati in pensione da dicembre a 2023 a dicembre 2024 andranno a debito in quanto l’acconto erogato sarà molto probabilmente maggiore rispetto all’incremento del rinnovo contrattuale.

Fatte le debite considerazioni – ipotizzando il rinnovo contrattuale nel 2025 – non si può negare che chiedere a un dipendente, che ha cessato il suo rapporto di lavoro da oltre due anni, la restituzione dell’anticipo crea un lavoro pesante e imbarazzante per gli uffici che dovranno procedere al recupero generando situazioni di contenzioso. Il buon senso potrebbe suggerire di soprassedere ma il funzionario che dovesse chiudere un occhio si troverebbe nella rischiosa situazione di commettere un danno erariale.