I pagamenti dell’Assegno Unico di gennaio non si concluderanno tutti entro questa settimana. Una parte dei percettori, infatti, dovrà attendere la prossima settimana per riscuotere la cifra che spetta loro per i figli a carico.
Vediamo nel dettaglio di chi si tratta.
L’Assegno Unico spetta a chi ha figli a carico fino a 21 anni (o senza limiti di età in caso di figlio disabile). L’accredito è mensile e lo riconosce INPS, previa domanda.
Dallo scorso luglio, l’Istituto Previdenziale e la Banca d’Italia hanno concordato delle date prefissate in cui erogare la prestazione. Le date di gennaio 2024 utili all’accredito dell’Assegno Unico sono quelle dal 17 al 19, alle quali in corso d’opera si è aggiunta anche la data del 16. Secondo quanto riportato da INPS nel messaggio n. 15 del 2 gennaio, ad arrivare in queste date saranno le rate della prestazione in corso di godimento che non abbiano subito variazioni.
Pertanto, il pagamento dell’Assegno Unico di gennaio è rimandato ai giorni dopo il 22 (visto che il 20 e il 21 sono sabato e domenica) nel caso di variazioni dell’importo rispetto ai mesi precedenti.
Ma in quali casi l’importo dell’Assegno Unico cambia? E chi invece aspetta l’Assegno Unico per la prima volta, quando riceverà l’accredito?
Di tanto in tanto possono verificarsi delle circostanze che comportano tagli o aumenti dell’Assegno Unico. I motivi alla base delle variazioni di importo possono essere i più disparati.
L’importo mensile può variare, per esempio, nel caso di conguagli, a debito o a credito. Se nel corso del 2023 INPS ha erogato una somma diversa da quella che avrebbe dovuto erogare, può usare l’assegno di gennaio per rimettersi in pari: ci sarà un aumento se in passato ha pagato meno di quanto avrebbe dovuto; al contrario, effettuerà una decurtazione se deve recuperare delle somme.
Altre volte invece l’importo dell’Assegno Unico cambia perché si verificano delle variazioni all’interno del nucleo familiare: se un figlio compie 18 anni l’importo mensile della prestazione diminuisce, quando ne compie 21 addirittura non spetta più (a meno che, come detto, non sia affetto da disabilità). L’età dei figli, infatti, compromette il pagamento.
Variazioni di importo possono essere dovute anche alle maggiorazioni che spettano in determinate circostanze: se ci sono figli piccoli, madri under 21, entrambi i genitori lavoratori, in caso di nucleo familiare numeroso, ecc. Riconoscere una maggiorazione che prima non spettava o, al contrario, toglierla nel caso in cui non si rispettino più le condizioni fa ovviamente variare l’importo mensile dell’Assegno Unico.
Infine, l’ammontare mensile può variare in base all’ISEE. I cambiamenti di importo sulla base dell’ISEE ordinario 2024 si avranno solo a partire dal mese di marzo (per rinnovarlo c’è tempo fino al 29 febbraio). Ma chi ha subito una variazione della situazione reddituale complessiva del nucleo familiare superiore al 25% rispetto a quella individuata nell’ISEE ordinario 2023, può richiedere e presentare l’ISEE corrente.
Il pagamento dell’Assegno Unico di gennaio non è rimandato ai giorni dopo il 22 solo in caso di variazioni nell’importo della rata mensile. C’è anche un altro caso in cui l’accredito della prestazione slitta a fine gennaio.
Lo rende noto il suddetto messaggio INPS, il quale specifica che «il pagamento della prima rata della prestazione avverrà di norma nell’ultima settimana del mese successivo alla presentazione della domanda». Pertanto, riceveranno il pagamento a gennaio anche coloro che hanno presentato domanda di Assegno Unico per la prima volta a dicembre 2023.
Tra questi rientrano pure gli ex percettori del Reddito di Cittadinanza con figli a carico. Gli ex beneficiari del RdC potranno comunque continuare a percepire l’Assegno Unico in automatico sulla Carta RdC fino a febbraio 2024, nel caso in cui non presentino la domanda all’INPS. Da marzo, invece, se non vogliono perdere la prestazione dovranno per forza inviarne domanda.