Per il mese di febbraio sono in arrivo novità per i titolari degli assegni pensionistici. In molti casi si tratterà di conferme di modifiche già viste a partire dal cedolino di gennaio.
Partiamo dalla data di accredito, che sarà per tutti, titolari di conti correnti postali o bancari il 1° di febbraio, che cade di giovedì.
I cedolini di febbraio saranno visualizzabili in questi giorni (entro il 22-23 gennaio). C’è un leggero ritardo, anche per problemi tecnici di accesso al portale INPS.
Quando sarà disponibile il dettaglio del cedolino, i titolari potranno visualizzare i dettagli: le spettanze, l’eventuale rivalutazione applicata, arretrati e il conguaglio fiscale.
Le pensioni a partire dal 1° gennaio sono soggette a rivalutazione, questo accade ogni anno, in forza di una legge degli anni ’90. A beneficiare di questo adeguamento sono tutti i pensionati, anche se in maniera differente. Chi non lo ha ricevuto già da gennaio, lo prenderà in un cedolino successivo quale “arretrato”.
Per l’anno 2024 l’indice provvisorio di rivalutazione delle pensioni è pari al 5,4 %.
L’adeguamento sarà pieno, cioè al 100% dell’intero indice di rivalutazione solo per coloro che hanno una pensione fino a 4 volte il minimo (598,62 euro). Per tutte le pensioni superiori a 2.394 euro lordi circa mensili la rivalutazione è più bassa.
Di conseguenza l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione per il 2024 è la seguente:
• 4,59% (85% dell’inflazione stimata) per i trattamenti pensionistici lordi complessivamente superiori a 4 volte il minimo e pari o inferiori a 5 volte il Trattamento minimo Inps;
• 2,86% (53% dell’inflazione stimata) per i trattamenti pensionistici lordi complessivamente superiori a 5 volte il minimo e pari o inferiori a 6 volte il Trattamento minimo Inps;
• 2,54% (47% dell’inflazione stimata) per i trattamenti pensionistici lordi complessivamente superiori a 6 volte il minimo e pari o inferiori a 8 volte il Trattamento minimo Inps;
• 2% (37% dell’inflazione stimata) per i trattamenti pensionistici lordi complessivamente superiori a 8 volte il minimo e pari o inferiori a 10 volte il Trattamento minimo Inps;
• 1,9% (22% dell’inflazione stimata) per i trattamenti pensionistici lordi complessivamente superiori a 10 volte il Trattamento minimo Inps.
Questi pensionati sono in attesa dell’applicazione della rivalutazione (solo parziale). Lo scorso anno Inps aggiornò i minimi pensionistici a marzo, con gli arretrati di gennaio e febbraio. E’ possibile che Inps dia analoghe indicazioni per il 2024.
Novità sono arrivare anche per gli invalidi e titolari di assegno sociale.
La rivalutazione per il 2024 è solo stimata, questo significa che a consuntivo, alla fine dell’anno, dovrà essere fatto un conguaglio.
Le prestazioni di accompagnamento a pensione come assegni straordinari, isopensione, indennità di espansione, Ape sociale, non vengono rivalutate poiché non hanno natura di prestazione pensionistica. Ma sono trattamenti di accompagnamento alla pensione.
Al termine del 2023 è stato reso noto l’indice di rivalutazione definitivo per l’anno, che ha portato a un conguaglio perequativo dello 0,8%.
La perequazione del 2023 è stata applicata sulla rata di pensione di dicembre, in anticipo perchè previsto dal Decreto Anticipi.
Sulle prestazioni pensionistiche erogate da Inps durante il 2023 potrebbe essere stata applicata una ritenuta fiscale più bassa. Si tratta del prelievo Irpef e addizionale regionale e comunale a saldo.
In questi casi le differenze a debito verso l’erario saranno recuperate, come di consueto, sulle rate di pensione di gennaio e febbraio 2024. C’è anche il rischio di azzeramento dell’importo di pensione nel caso in cui le imposte a debito sono pari o superiori all’importo del rateo mensile in pagamento.