Il percorso di presa in carico presso i Servizi Sociali avviato durante il periodo di fruizione del Reddito di Cittadinanza non rileva ai fini dell’accesso all’Assegno di Inclusione.
Lo ha stabilito il Ministero del Lavoro in una FAQ aggiornata al 30 dicembre 2023.
Non proprio una mossa in completa trasparenza, quella del dicastero guidato da Marina Calderone, in quanto il chiarimento è arrivato 12 giorni dopo l’avvio delle procedure per la presentazione della domanda dell’Assegno di Inclusione, partite il 18 dicembre 2023. Sul punto la circolare n. 105/2023 dell’Inps non si era pronunciata, limitandosi a sottolineare l’invio del Patto di Attivazione Digitale.
La presa in carico dei Servizi Sociali è un requisito essenziale per avere il sussidio in tutti quei casi in cui nel nucleo richiedente è assente almeno: un minore, un disabile, un over 60.
Dunque è necessaria se a fare domanda è un nucleo in cui è presente un soggetto in condizioni di svantaggio seguito dagli uffici competenti di Comuni, Servizi Sanitari o Socio-Sanitarie, Strutture giudiziarie. La presa in carico deve essere precedente alla data di presentazione della domanda.
Durante la presentazione della domanda sul sito Inps, c’è un’apposita sezione dedicata alle informazioni che riguardano i soggetti svantaggiati, che va compilata:
In questo caso Inps chiede di inserire il numero di protocollo (se disponibile) e la data di avvio di un percorso di presa in carico presso i servizi sociali. Ma secondo quanto ha fatto sapere il Ministero del Lavoro nella FAQ aggiornata al 30 dicembre scorso le “prese in carico” precedenti, quelle attivate “durante la fruizione del reddito di cittadinanza non rilevano di per sé per l’accesso all’Assegno di Inclusione e la segnalazione di componenti in condizioni di svantaggio”.
Durante le lavorazioni delle domande AdI, quelle effettuate da Inps dal 24 gennaio, sono emersi i primi problemi riguardanti i soggetti svantaggiati. Più di 12.000 domande infatti non sono state accolte ma neppure rigettate, perchè – ha fatto sapere Inps – deve essere verificata la correttezza della presa in carico da parte dei Servizi Sociali, con gli enti competenti. L’Istituto di Via Ciro il Grande si è preso fino a 60 giorni per concludere ed eventualmente pagare l’AdI, possibile anche entro il 15 febbraio. Ma la situazione è molto fosca.
Tra questi 12.000 circa ci sono anche coloro che, fidandosi della procedura Inps “semplice, veloce e intuitiva”, hanno inserito informazioni attinenti alla “Presa in carico” riguardanti il periodo di fruizione del Reddito di Cittadinanza, che il Ministero del Lavoro ha bollato come “non rilevanti”.
La sensazione è che se in questa fase il Ministero del Lavoro e Inps non decidano di semplificare la procedura per gli svantaggiati, saranno molti a rimanere fuori dall’Assegno. Diversamente gli svantaggiati dovrannoro rifare la documentazione riguardante la “presa in carico dei Servizi Sociali” aggiornata e ripresentare una nuova domanda AdI.