Chi interromperà il rapporto di lavoro a seguito di un’assenza ingiustificata non potrà accedere all’indennità di Disoccupazione NASpI. Lo prevede il Disegno di legge presentato dal Ministero del Lavoro Marina Calderone e attualmente in discussione al Senato.
La norma promette di spezzare il circolo vizioso che si è innescato dal 2012 in avanti, con l’approvazione della Legge Fornero nel 2012 che ha introdotto il cd. ticket di licenziamento. Il contributo pari al 41% del massimale NASpI che l’azienda deve versare all’Inps in caso di licenziamento del dipendente.
Le aziende da anni protestano e chiedono una riforma che escluda tale obbligo per i casi in cui il licenziamento sia la conseguenza di un’assenza ingiustificata del lavoratore. In tale circostanza – sottolineano dal mondo delle imprese – è il datore di lavoro a subire la scelta del lavoratore di non voler far proseguire il rapporto di lavoro attraverso la sua assenza ingiustificata protratta per un certo periodo di giorni. Da qui la decisione, costretta, di licenziare e l’obbligo di pagare il ticket NASpI.
Mentre il lavoratore, che dal canto suo formalmente non si è dimesso ma ha provocato il licenziamento, può fare domanda dell’indennità di disoccupazione “a spese dell’azienda”.
Da qui l’iniziativa governativa contenuta nel DDL che all’articolo 9 prevede che se un lavoratore si assenta senza giustificazione per almeno 5 giorni, oppure per il diverso limite temporale fissato dal contratto collettivo applicato, sarà considerato dimissionario. L’assenza verrà, dalla legge, equiparata alle dimissioni per fatti concludenti. Senza l’obbligo per l’azienda di dover pagare il ticket di licenziamento e senza il diritto del lavoratore ad accedere alla NASpI.