I percettori dell’Assegno di Inclusione possono pagare il conto al ristorante o un caffè al bar utilizzando la carta AdI?
La carta di Inclusione è lo strumento di pagamento dell’Assegno di Inclusione, il sussidio che da gennaio ha sostituito il Reddito di Cittadinanza e fruito dalle famiglie con un ISEE fino a 9.360 euro e in cui ci sono soggetti disabili, over 60, minorenni o svantaggiati.
Esattamente come succedeva con la Carta RdC, non tutti gli acquisti sono consentiti. Su specifici beni e servizi, infatti, esiste il divieto di pagamento con la Carta AdI. Vediamo quali, cercando di capire se tra questi rientrano anche i ristoranti, le pizzerie e i bar.
Il valore dell’Assegno di Inclusione non è univoco, ma varia da famiglia a famiglia. Dipende infatti da svariati fattori, quali la composizione del nucleo e il reddito familiare. Per fare una stima dell’importo spettante i tecnici di TuttoLavoro24.it hanno realizzato un CALCOLATORE dell’Assegno di Inclusione.
Il contributo economico è erogato mensilmente da INPS attraverso una carta prepagata, denominata Carta di inclusione o carta AdI.
Come stabilito dal decreto interministeriale del 27 dicembre 2023, attraverso la Carta AdI possono essere soddisfatte tutte le esigenze previste per la Carta Acquisti (anche nota come Social Card), quindi:
Inoltre, con la Carta di Inclusione è possibile:
Il decreto interministeriale del 27 dicembre 2023 rende noto anche l’elenco degli acquisti vietati con la Carta di Inclusione:
Inoltre, è vietato l’utilizzo della Carta all’estero e per gli acquisti on-line o mediante servizi di direct-marketing.
Per quanto riguarda gli acquisti consentiti e vietati con la carta AdI, ci sono però alcuni beni e servizi che rimangono in una cosiddetta zona grigia.
Stando al decreto interministeriale del 27 dicembre 2023, infatti, «attraverso la Carta Adi possono essere soddisfatte, oltre alle esigenze previste per la Carta acquisti, tutte le altre esigenze dei beneficiari medesimi», ad eccezione di quelle vietate.
Quali siano queste “altre esigenze” non è ben specificato. In ogni caso, il conto del ristorante e della pizzeria non sembrano rientrare tra le spese di prima necessità di una famiglia. Anche se parliamo – vale la pena sottolinearlo – di beni e servizi destinati comunque al consumo alimentare, al pari di quelli acquistati in macelleria o al mercato. Con l’unica differenza che il consumatore paga anche per il servizio: la somministrazione al tavolo. Insomma un trancio di pizza comprato al supermercato è davvero molto differente da una pizza consumata al piatto seduti al tavolo di una pizzeria servita da un cameriere? Stesso discorso vale per i bar, dove un percettore AdI potrebbe anche voler acquistare una semplice bottiglia d’acqua o un tramezzino per cibarsi. Di certo non potrà acquistarvi le sigarette.
In ogni caso, è il POS dell’esercizio commerciale o il codice del prodotto che dovrebbe essere disabilitato al pagamento con la carta AdI, come specificato dal comma 3 del già citato decreto. Se così non è, allora significa che fino a prova contraria il pagamento nei pubblici esercizi come bar e ristoranti/pizzerie con tale strumento è consentito.