I lavoratori a cui si applica il contratto collettivo nazionale di lavoro dell’Industria Metalmeccanica attendono l’appuntamento di giugno 2024, per veder salire ancora una volta i loro stipendi. Lo prevede la clausola di garanzia del CCNL, che il sistema della Aziende non intende mettere in discussione.
E’ questo il dato politico che viene fuori dalle dichiarazioni del vertici di Federmeccanica durante la presentazione della 169a Indagine congiunturale dell’Industria Metalmeccanica.
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“Sull’attività delle imprese persistono fattori di forte criticità primi fra tutti i conflitti in corso con tensione geopolitiche crescenti”. Esordisce così il documento Federmeccanica che mette in luce come il 2023 la produzione industriale segna un -2,9% rispetto al 2022.
Le imprese sono in affanno, con il 67% che ha riscontrato un aumento dei costi di produzione che non ha neppure trasferito sul listino prezzi. Le tariffe per i clienti continuano ad essere le stesse, nella maggior parte dei casi. Salvo un 65% che ha traferito parzialmente il rialzo dei costi sui listini.
Dato preoccupante è anche la salita al 63% – nel trimestre precedente era il 61 – del numero delle imprese che subisce una riduzione dei margini di profitto. Tra queste imprese 1/3 dichiara un margine operativo lordo compreso tra lo 0 e il 5%.
Infine, i dati sulla correlazione tra la crisi russo-ucraina e la produzione del settore: sono il 63% le imprese che dichiarano di non aver avuto alcun effetto. Ad essere coinvolti solo una parte minoritaria, ma sostanziosa: il 37%.
A margine della presentazione dell’Indagine congiunturale i vertici di Federmeccanica ha rilasciato alcune importanti dichiarazioni sul rinnovo del CCNL in scadenza al 30 giugno 2024 e sull’ultima tranche di incremento salariale di 35 euro in previsione proprio giugno.
Questa tranche sarà certamente più alta dei 35 euro e arriverà, quasi certamente, ad eguagliare quella erogata lo scorso giugno di 123,50 euro. Tutto dipenderà dall’indice IPCA che sarà divulgato a inizio giugno.
Queste le dichiarazioni di Federico Visentin, presidente di Federmeccanica:
“…senza fare interpretazioni, parlando di numeri, ricordiamo che grazie a questo contratto nazionale oggi in essere abbiamo comunque distribuito un incremento del 6,6% dei minimi a giugno dello scorso anno e con i meccanismi oggi messi in piedi, a giugno di quest’anno, ci stiamo preparando, le previsioni questo stanno dicendo, non sono definitive, a fare altrettanto aumento più o meno tra il 6,6 e il 7% più o meno. Queste sono le previsioni che devono essere confermate dall’ISTAT”.
Una forte assunzione di responsabilità, ci tiene a sottolineare Visentin, soprattutto in questa fase in cui la produzione industriale italiana del 2023 chiude con un -2,9% rispetto all’anno precedente.
“Non intendiamo sovvertire le regole del gioco – scandisce il Presidente di Federmeccanica – , però dobbiamo rifarci a questi principi, altrimenti perdiamo la bussola”. Un chiaro messaggio alle controparti sindacali Fiom-Fim-Uilm che nel frattempo attendono una risposta sui temi della Piattaforma. Insomma gli impegni non si discutono, anche in vista della trattativa del rinnovo, ma dovranno essere prese in considerazione le esigenze delle imprese. Al centro di tutto, spiega il Direttore Stefano Franchi: il principio secondo cui la contrattazione deve “redistribuire le ricchezza quando e dove viene prodotta”. “E’ un principio cardine fondamentale“, sottolinea.
Per visualizzare il video integrale con gli interventi del Direttore Stefano Franchi e il Presidente Federico Visentin, clicca sull’immagine che segue: