Partita la trattativa per il rinnovo di contratto 2022-2024 del comparto sanità. Interessati circa 580 mila operatori appartenenti al personale non medico e non dirigente, dipendente del Ssn, degli Izf, degli Irccs, delle Rsa, delle ex Ipab e di altri enti sanitari.
La convocazione all’ARAN è fissata per il prossimo 20 marzo alle ore 15. Intanto è in esame al Ministero dell’Economia l’atto di indirizzo approvato dal Comitato di Settore Regioni-Sanità. Si parla di aumenti medi del 5,78%.
Le novità più importanti inserite nell’atto di indirizzo, che il MEF dovrebbe approvare in via definitiva nelle prossime ore, riguardano gli aumenti salariali.
L’aumento medio per tutto il personale sanitario non medico dovrebbe attestarsi intorno al 5,78%: circa 130 euro lordi al mese a cui andranno sommate le indennità di pronto soccorso per il personale che vi lavora. Per garantire tali incrementi, sul piatto ci sono 70 milioni di euro dal 1° giugno 2023 al 31 dicembre 2023 e 140 milioni di euro con decorrenza dal 1° gennaio 2024.
Secondo quanto si legge nell’atto di indirizzo, l’obiettivo è quello «di rendere più attrattivo il lavoro all’interno delle Aziende ed Enti del Servizio sanitario nazionale, preservando e accrescendo il benessere psico – fisico dei lavoratori, anche attraverso la risposta al bisogno di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei professionisti.»
Non solo l’aspetto economico dunque al centro del nuovo CCNL, anche se tanto passa da lì. Si punta a una maggiore flessibilità oraria e a una rimodulazione del sistema degli incarichi, in modo che sia più dinamico e flessibile.
Maggiore attenzione anche per quanto concerne l’orario di lavoro, soprattutto quello massimo, con particolare riguardo alla fruizione del riposo giornaliero e settimanale.
Rivista, infine, anche la disciplina del ricorso alle prestazioni aggiuntive, che dovrà avvenire in via eccezionale e temporanea con lo scopo di ridurre le liste di attesa e di fronteggiare situazioni di carenza di organico.