E’ partita ufficialmente la trattativa per il rinnovo di contratto collettivo del personale sanitario non medico e non dirigente. Il negoziato si prospetta tutta in salita per tutta una serie di ragioni, tra cui – non da ultimo – quelle economiche.
Durante il primo incontro tenutosi mercoledì 20 marzo i sindacati hanno espresso le loro perplessità proprio punto.
Pochi giorni fa il presidente dell’ARAN Antonio Naddeo e il presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità, Marco Alparone, si sono seduti al tavolo per discutere del rinnovo del CCNL sanità 2022-2024 insieme ai sindacati di settore.
Il negoziato si muove nell’ambito dell’atto di indirizzo approvato dal MEF dove si parla di aumenti stipendiali del 5,78%, che dovrebbero coinvolgere circa 580 mila operatori, tra infermieri, ostetriche, ausiliari e amministrativi, appartenenti al personale non medico e non dirigente.
Dal sindacato sollevano il problema dell’insufficienza delle risorse destinate ai 580.000 lavoratori. E’ pur vero che a disposizione ci sono 210 milioni di euro, ma con l’aumento delle indennità specifiche (prestazioni aggiuntive) per le varie professionalità saranno sottratte risorse al plafond stanziato per l’intero rinnovo. Questo farà diminuire gli incrementi effettivi sui minimi retributivi.
Dunque solo in teoria l’aumento stipendiale sarà di 362 euro lorde mensili (210.000.000:580.000), ecco perchè secondo il sindacato servono più risorse.
I 210 milioni di euro stanziati dal Decreto Anticipi e dalla Manovra di Bilancio, a detta della CGIL, sono troppo pochi. Si tratta solo di 1/3 dell’inflazione realizzata nel triennio 2022-2024.
In una nota successiva all’incontro firmata dalla segretaria generale Fp Cgi Serena Sorrentino e dalla segretaria confederale della Cgil Francesca Re David, il sindacato fa sapere:
«Oggi si è insediato il tavolo sul rinnovo del CCNL 22/24 della sanità pubblica e comincia in salita vista la scarsezza di risorse. […] Il tema delle risorse è cruciale per noi. È condivisibile ragionare di valorizzazione professionale, condizioni di lavoro e revisione delle indennità, ma per noi rimane cruciale il tema degli incrementi salariali.»
Secondo il sindacato gli aumenti previsti non sarebbero assolutamente soddisfacenti, perché a conti fatti si tratterebbe di circa 130 euro lordi al mese, a cui sommare eventualmente le indennità.
«Non basta partire dalla sanità nell’apertura dei tavoli per dare il giusto riconoscimento ai professionisti e operatori sanitari, bisogna dargli salario e miglioramento delle condizioni di lavoro, per questo continueremo la mobilitazione visto che non ci rassegniamo alla risposta dell’Aran che bisogna accontentarsi di quello che il Governo ha deciso unilateralmente», concludono Sorrentino e Re David nella nota.