Abbiamo analizzato i dati pubblicati dall’ARAN, elaborati dalla Ragioneria Generale dello Stato, sulla composizione, per genere, della pubblica amministrazione.
Dallo studio statistico della Ragioneria Generale dello Stato, la popolazione dei dipendenti pubblici era così composta:
I dati, pubblicati nel mese di febbraio 2024, sono statisticamente stati rilevati nel 2021.
Come possiamo notare, le donne rappresentano quasi il 60% della composizione del pubblico impiego in Italia.
Tuttavia, in alcuni comparti, possiamo assistere ad uno sbilanciamento di genere.
In questo articolo, comparso, nel 1960 su “La Stampa” di Torino, si lamenta il distacco della Scuola dalla realtà.
Dall’articolo si rilevava il fenomeno di come gli insegnanti maschi cominciano a diminuire e l’insegnamento sta lentamente diventando un lavoro che parla al femminile.
A distanza di oltre 60 anni da questo articolo possiamo confermare come la scuola italiana sia composta prevalentemente da donne, che si stanno velocemente avvicinando a rappresentare l’80% del personale della Scuola.
Se però andiamo ad analizzare i dati relativi alla composizione per genere dell’Università possiamo notare come i numeri si invertano e sia molto difficile, per le donne, diventare professore o ricercatore universitario:
In tutti i comparti, ad esclusione di scuola e università, ci troviamo di fronte ad una parità di genere, nella Scuola vi è una esagerata preponderanza femminile, bilanciata da una preponderanza maschile presso le Università, dove gli stipendi sono maggiori.
Portiamo ad esempio la Magistratura dove i ruoli si sono invertiti a distanza di due generazioni.
Fino ai primi anni ’60 del novecento, era inibito l’accesso delle donne in magistratura.
A distanza di 60 anni, le donne magistrato hanno superato gli uomini ed è questo un segno di come la Magistratura sia molto più aperta, per l’accesso alle donne, rispetto all’Università.