E’ stato rinnovato lo scorso 22 marzo il CCNL Terziario, Distribuzione e Servizi dopo un lungo negoziato e un vuoto contrattuale di poco più di 4 anni.
L’accordo porta 240 euro di aumenti ai lavoratori inquadrati al 4° Livello, a cui aggiungere un importo Una tantum di 350 euro a copertura del periodo di vacanza contrattuale.
Sul rinnovo economico però le letture date date in questo periodo sono almeno due. Come una moneta, il rinnovo firmato tra Confcommercio e i sindacati Filcams-Fisascat-Uiltucs rivela due volti.
Il rinnovo di un contratto collettivo porta benefici per tutti. Nel caso del CCNL Terziario i beneficiari andranno a più di 3 milioni di lavoratori. E non è tutto. La sottoscrizione del CCNL “padre” firmato da Confcommercio, e a seguire Confesercenti, farà sì che si sbloccheranno a catena anche il rinnovo di Federdistribuzione, che rappresenta la GDO, poi il Turismo con Alberghi e Pubblici Esercizi e così via.
Ne è convito anche Mario Sasso, ex responsabile sindacale della Confcommercio dal 2010 al 2014, che da sul Blog personale scrive:
“le due Confederazioni del terziario (Confcommercio e Confesercenti) abbiano finalmente firmato può significare che la settimana prossima ci proverà Federdistribuzione e poi dietro arriveranno i due contratti minori ma non meno importanti degli alberghi e dei dipendenti da aziende dei settori dei pubblici esercizi, ristorazione collettiva, commerciale e turismo. Si potrebbe così chiudere una vicenda che per la dimensione degli interessi coinvolti non ha precedenti nella storia contrattuale del nostro Paese”.
Ai lavoratori inquadrati al quarto livello come il/la commesso/a oppure il/la cassiere/a dei negozi e dei supermercati, tanto per fare un esempio di una figura molto comune, con l’aumenti di 240 euro, andrà una massa salariale di 7.180 euro. Importo comprensivo di tutte le erogazioni, a partire da quelle del 2023, inclusi gli importi Una tantum e quelli che incidono sul tabellare. Massa salariale in più rispetto agli attuali minimi stipendiali, che sarà raggiunta a febbraio 2027 con l’erogazione dell’ultima tranche di aumento pari a 40 euro.
Questa la tabella con gli aumenti per tutti i livelli di inquadramento:
Se il contratto porterà una massa salariale di un certo spessore – abbiamo visto 7.180 secondo i calcoli del sindacato firmatario Fisascat-Cisl – qualche dubbio lascia l’incremento del salario tabellare complessivo, per dove e come viene collocato.
Non si può parlare infatti di un grande successo per le Relazioni sindacali nel momento in cui il rinnovo del CCNL avviene dopo 4 anni e più dalla scadenza, anche se nel frattempo c’è stata la crisi Covid e un’anticipazione economica di 30 euro mensili.
L’accordo – per dirla ancora con le parole dell’ex Confcommercio Mario Sasso – è figlio della ”strategia datoriale di spendere il meno possibile per più tempo possibile, come l’ho chiamata in un precedente articolo, la strategia del “braccino corto”.
E il tempo più lungo possibile in cui spendere il meno possibile, in questo caso sono 8 anni. Per la precisione 7 anni e 3 mesi (dal 1/1/2020 al 31/3/2027), ma se si mette in conto che il prossimo rinnovo difficilmente arriverà puntuale si può dire anche 8 anni. Ebbene in 8 anni i lavoratori e le lavoratrici del Commercio possono e potranno dire di avere avuto un incremento salariale di 240 euro lordi. Si tratta di appena 100 euro netti mensili.
Numeri che non faranno altro che rafforzare i dati OCSE sulla diminuzione o rialzo minimo dei salari reali nel nostro Paese. Questi, in sintesi, i dati dell’ultima rilevazione: negli ultimi 30 anni i salari medi italiani sono saliti dell’1% contro il 32,5% della media degli altri Paesi OCSE.