E’ ormai in corso un rialzo dei prezzi dei carburanti alla pompa, a partire dalla benzina. A confermare la tendenza sono anche le associazioni dei consumatori che registrano massimi a 2,131 euro per il “Servito” e 1,911 euro per il servizio “Self”.
Diversa – ma non meno preoccupante – è la situazione per il Diesel dove si va da un massimo di 2,030 per il “Servito” e 1,852 euro per il “Self”.
La ricorsa verso l’alto però non pare fermarsi qui. Secondo quanto riporta Assoutenti in alcune aree autostradali i prezzi alla pompa sono arrivati a 2,5 euro al litro. In questo caso parliamo di un incremento superiore al 20%. Ma sono casi isolati, per il momento.
E la colpa non è solo delle accise, le tasse cioè che gravano sul cliente finale che acquista i carburanti.
Alla base ci sono fluttuazioni dei prezzi delle materie prime e le guerre in medio Oriente e Ucraina. Ragioni diverse ma comunque connesse tra loro che non fanno presagire nulla di buono.
I prezzi delle materie prime stanno fluttuando oramai da settimane, con picchi anche del 20%, e ora iniziano a far sentire i propri effetti sui consumatori. Basti pensare che il greggio ha superato i 90 dollari a barile nelle quotazioni di Londra dove il Brent è il punto di riferimento dei mercati europei.
Questo aumento del greggio al 20% non corrisponde ad un pari rialzo dei prezzi per i consumatori finali, che invece registrano aumenti più contenuti limitati al 7% per la benzina e del 5% per il diesel. Per il momento. Ciò che significa che la situazione può degenerare in qualsiasi momento. La conferma arriva anche dagli analisti economici. Come quelli di Repubblica:
“il peggio deve ancora arrivare anche per l’inevitabile aumento della domanda connesso ai viaggi primaverili ed estivi. Non a caso per vedere agli stessi prezzi bisogna tornare a ottobre 2023. Ci sarà un effetto adeguamento almeno per le prossime settimane”.