Settimana corta, il Governo sembra sempre più propenso a incentivarla, introducendo degli sconti contributivi per le aziende che la promuoveranno.
È emerso durante una discussione alla Camera tenutasi il 10 aprile e la novità ha lasciato di stucco anche l’Opposizione. Per non perdere tempo, il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Verdi e Sinistra Italiana hanno già pronte tre proposte.
In alcune aziende e contesti circoscritti la settimana corta è già realtà. I dipendenti di Banca Intesa Sanpaolo, per esempio, a parità di stipendio lavorano 9 ore al giorno per 4 giorni, per un totale di 36 ore settimanali anziché 37,5. Anche i dipendenti di Luxottica lavorano 4 giorni a settimana senza ripercussioni sulla retribuzione.
In alcuni casi, come in quello dei lavoratori farmaceutici, la settimana corta è stata addirittura introdotta nei contratti collettivi. La scia che il Governo intende seguire è proprio questa: di introdurre una legge che stimoli gli accordi di riduzione dell’orario di lavoro.
Lo ha annunciato il sottosegretario al lavoro, il leghista Claudio Durigon, durante una discussione alla Camera in merito ad alcune mozioni dell’Opposizione sul precariato: «Sono favorevole a strumenti per incentivare la contrattazione collettiva e aziendale sperimentando la riduzione dell’orario a parità di salario e produttività. Cosa peraltro già avvenuta in alcune aziende e per alcuni contratti».
Per incentivare accordi di questo tipo, il Governo avrebbe pensato a degli sconti contributivi. Sulla partita ci sono già tre diverse proposte di legge da parte dei partiti di opposizione. Manca, a questo punto, la formalizzazione della proposta governativa che metta nero su bianco l’apertura di Durigon.
Per incentivare l’applicazione della settimana corta in più realtà possibili, il Partito Democratico punta a uno sconto del 30% sui contributi da versare. Il partito guidato da Elly Schlein parla di “risultati incoraggianti” raggiunti in quelle aziende dove la soluzione è stata sperimentata.
È più o meno in linea con quella del PD la proposta che arriva dal Movimento 5 Stelle: un esonero contributivo fino a 8 mila euro l’anno. La misura, fanno sapere dal partito, costerebbe 750 milioni di euro l’anno.
Infine, Verdi e Sinistra Italiana chiedono di finanziare la settimana corta da 34 ore con una tassa sui ricchi, ossia una patrimoniale da far versare a chi ha una ricchezza cumulata superiori ai tre milioni di euro.