Nei giorni scorsi due lavoratrici precarie assistite dal sindacato della scuola Flc-Cgil hanno deposito un ricorso al TAR Lazio contro la norma della legge di Bilancio 2024 che riconosce il Bonus Mamma alle sole lavoratrici con contratto di lavoro a tempo indeterminato.
A renderlo noto è lo stesso sindacato di Via Leopoldo Serra che nei giorni scorsi aveva annunciato l’avvio di un’azione legale volta ad accertare la disparità di trattamento attuata dalla normativa voluta dal Governo Meloni.
La decontribuzione totale fino a 3.000 euro nel 2024 spetta infatti alle sole lavoratrici con contratto a tempo indeterminato, che abbiano almeno due figli fino di cui il secondo sotto i 10 anni.
Secondo i dati dell’Osservatorio sul Precariato INPS sono stati circa 3,7 milioni i lavoratori con contratto a tempo determinato, inclusi gli stagionali, in Italia nel 2023. Non essendo disponibili i dati divisi per sesso e in base a chi ha 2 figli e chi no, possiamo solo stimare che le precarie con 2 figli sono almeno 500.000.
Donne lavoratrici che per il solo fatto di non avere un contratto a tempo indeterminato sono state escluse. Una “grave e illegittima discriminazione”, scrive il sindacato in una nota. Ed è per questo che sono stati presentati ricorsi contro la Legge di Bilancio.
Il ricorso – precisa Flc-Cgil – è stato presentato contro l’applicazione della norma nel settore Scuola. Ma è evidente che dall’orientamento che il Tribunale Amministrativo vorrà assumere, deriveranno conseguenze per tutti le lavoratrici dei settori pubblici e privati.
“Non ci possono essere lavoratrici di serie A e lavoratrici di serie B”, conclude la nota.