Taglio Pensioni del Governo Meloni, 5 Pensionati fanno ricorso: ecco cosa succede

Il Governo Meloni ha effettuato un taglio delle pensioni, applicando una rivalutazione all’inflazione inferiore a quella prevista dalla legge.

Alcuni pensionati hanno quindi deciso di fare ricorso al Giudice, perché la Legge di Bilancio 2023 non avrebbe attuato alcun bilanciamento tra le esigenze legate ai diritti economici dei pensionati e l’esigenza di contenimento della spesa pubblica.

Pensioni, rivalutazione più bassa per gli assegni più alti

Per contenere la spesa pubblica, il Governo ha deciso di applicare una rivalutazione all’inflazione parziale sugli assegni pensionistici più alti a partire da gennaio 2024. Un meccanismo a scaglioni già visto con il Governo Draghi e che ha penalizzato tutti i pensionati il cui assegno supera 4 volte il minimo di legge.

Come stabilito dal Decreto interministeriale del novembre 2023, l’adeguamento delle pensioni nel 2024 è pari a +5,4%. Tuttavia, nel corso di quest’anno beneficeranno di un adeguamento all’inflazione in misura piena solo coloro che prendono fino a 4 volte il minimo.

Tutti gli altri godranno della rivalutazione solo in misura parziale: gli aumenti per gli assegni superiori a 4 volte il minimo, infatti, sono stati tutti ridimensionati. In questo modo, il Governo a guida Meloni ha potuto contenere la spesa pubblica.

Ricorso contro il taglio: “cause pilota

Cinque pensionati non hanno digerito il boccone e hanno deciso con Uil pensionati di intraprendere la strada giudiziaria con una “causa pilota” contro il taglio della rivalutazione delle pensioni di importo superiore a 4 volte il trattamento minimo Inps disposto dalla Legge di Bilancio 2023.

L’obiettivo della causa è arrivare a far sancire l’illegittimità costituzionale dell’articolo della Legge di Bilancio che ha previsto il taglio, che il sindacato addita come “misura ingiusta” e che ha penalizzato circa 3 milioni e mezzo di pensionati.

La prima udienza c’è stata il 5 aprile scorso. Queste le parole del Segretario generale Uil Pensionati Carmelo Barbagallo a margine dell’udienza:

La Legge di Bilancio 2024 non solo ha confermato il taglio, ma lo ha anche peggiorato, portando la rivalutazione per le pensioni superiori a 10 volte il minimo dal 32% al 22%. I danni sono permanenti e irreversibili, perché si ripercuotono sugli anni successivi. […] Si stima una perdita, nel corso degli anni, di oltre 30 mila euro. I pensionati di questo Paese sono stufi di essere trattati come un bancomat. Non è possibile che ogni volta che servono risorse si vadano a prendere dai pensionati. Non siamo un salvadanaio da rompere all’occorrenza.”

Uno dei ricorrenti la causa, per esempio, con il meccanismo in vigore ha perso nel solo 2023 circa 2.200 euro, fa sapere Barbagallo. Per evitare tali perdite è quindi necessario che la rivalutazione torni a essere – ogni anno – piena per tutti, così come prevede il meccanismo stabilito dall’articolo 34, comma 1, della Legge 23 dicembre 1998, n. 448. Si prospetta una battaglia lunga e impegnativa.