Rispetto al settore privato, dove la quattordicesima è presente in molti rapporti di lavoro, nel settore pubblico, la quattordicesima non è prevista dai contratti collettivi nazionali.
Nelle ultime elezioni politiche del settembre 2022, solo la coalizione di centro sinistra aveva proposto la quattordicesima.
In realtà, quella proposta dalla coalizione di centro sinistra non era una vera e propria “quattordicesima” ma una mensilità in più che avrebbe potuto essere erogata a giugno, finanziata con la decontribuzione.
In campagna elettorale era stato assicurato che ci sarebbe stata la capienza, nel bilancio dello Stato, di finanziare la decontribuzione.
L’importo erogato si sarebbe avvicinato ad una mensilità.
Ecco com’erano i programmi elettorali, riferiti alla Scuola, delle coalizioni politiche pubblicate sul sito riportato in calce all’immagine.
I programmi delle coalizioni erano molti diversi l’uno dall’altro con l’eccezione della coalizione del centro-sinistra e del movimento 5 stelle.
Queste due coalizioni proponevano importanti interventi nelle retribuzioni della Scuola.
In particolare l’adeguamento ad un salario europeo l’introduzione della quattordicesima mensilità mediante la decontribuzione.
La coalizione di centro destra, al contrario, non proponeva un miglioramento delle retribuzioni ma era propensa alla trasformazione delle scuole in un’ottica aziendale, con parificazione delle scuole private a quelle pubbliche, indirizzamento degli studenti verso studi professionali e non umanistici (più lavoratori meno pensatori).
Come si evince dalla cartina, il centro destra ha largamente vinto le elezioni:
Per quanto riguarda il programma elettorale il Centro Destra, anche se non sta concretamente attuando le proposte – a parte il liceo del Made in Italy e la soppressione del Reddito di Cittadinanza – mancano delle vere e proprio iniziative sulle politiche del lavoro e retributive.
Il taglio del cuneo fiscale (bonus Meloni), non era previsto dal programma ed è stato infatti introdotto con la legge di Bilancio 2023 (la prima votata dal Governo Meloni), che riprendeva identica iniziativa del Governo precedente, guidato da Mario Draghi. A seguire il decreto Lavoro del 2023 ha portato le aliquote di decontribuzione a 6-7%.
Questa misura viene erogata, a determinate condizioni, mensilmente anche se viene perduta nei mesi in cui vengono erogati arretrati o altre voci stipendiali che fanno salire l’imponibile previdenziale (FIS, straordinari, ecc.). Come se fosse una Quattordicesima pagata mensilmente, che però sconta un limite importante.
Il pagamento su base mensile, sotto forma di arretrato, non consente, almeno nel pubblico impiego, di calcolare correttamente le detrazioni d’imposta tanto che gli incrementi salariali portati dal Bonus risultano in molti casi depauperati dall’aumento di aliquota fiscale e dalla diminuzione delle detrazioni d’imposta per lavoro dipendente.