Un nuovo contributo Una tantum pari a 100 euro da erogarsi ai lavoratori dipendenti, pubblici e privati. E’ questa la promessa che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni avrebbe fatto ai sindacati Cgil, Cisl, Uil, incontrati ieri a Palazzo Chigi.
I dettagli di questa nuova misura, che arriverà in un nuovo decreto, sono anticipati dalla versione on-line de Il Sole 24 Ore. Ma già si rilevano le prime divisioni: il Governo non andrà a “premiare” i lavoratori solamente in base al reddito, sostenendo quelli con i salari più bassi, si andrà a valorizzare (o colpire) anche lo “stato civile”.
Le elezioni europee si avvicinano e la Premier punta a rafforzare i voti verso Fratelli d’Italia, guardando soprattutto all’elettorato che l’ha sostenuta nel settembre 2022. Da qui l’idea di offrire un ulteriore aiuto a coloro che hanno redditi bassi. Dal MEF è arrivato però l’altolà: le risorse sono poche per il 2024, quindi occorre ristringere la platea e rinviare al 2025.
La proposta venuta fuori è quindi di un Bonus da erogarsi ai dipendenti, direttamente in busta paga, non più con la tredicesima del 2024, ma a gennaio 2025. In modo da non mettere in crisi gli equilibri di Bilancio, già fragili, raggiunti per quest’anno.
E per non stressare troppo la spesa pubblica si è pensato anche di delimitate fortemente la platea, con una proposta dal ‘gusto’ discriminatorio, che le aziende avranno probabilmente difficoltà a mettere in pratica: il bonus andrà solo ai lavoratori coniugati e con figli a carico oppure alle famiglie monogenitoriali (cioè vedovili) con almeno un figlio.
Il testo del Decreto ancora non è stato chiuso, ma se sul testo di legge sarà confermato quanto annunciato, il Governo scivolerebbe su una questione politica non secondaria: l’esclusione delle famiglie composte da coppie di fatto con figli, tutelate dalla Costituzione e dalla legge.
L’erogazione del Bonus sarà garantita solo a coloro che hanno un reddito “complessivo” non superiore a 28.000 euro. E’ questo l’altro importante requisito annunciato dalla Meloni durante l’incontro con i sindacati.
Da capire se per reddito complessivo si intende del nucleo familiare oppure dei singoli genitori lavoratori (come somma tra i diversi redditi percepiti). Anche quest’ultimo aspetto dovrà essere chiarito nella versione definitiva del decreto ma sembra più plausibile che l’Esecutivo percorra la prima via.