L’Agevolazione date alle sole donne con il “Bonus mamma” possono ricordare la misura introdotta dal 1927 al 1943 denominata “imposta sui celibi“. Allora il regime fascista andava a penalizzare i celibi perchè non contribuivano alla crescita della popolazione nazionale.
Oggi, a distanza di 100 anni, nelle mire del Governo di centro-destra entrano i celibi/nubili e i genitori con un solo figlio, esclusi dal Bonus Mamma o da misure agevolative compensative. Di fatto le lavoratrici e i lavoratori che non hanno almeno due figli devono pagare la contribuzione piena.
Questa la proposta che il ministro Giorgetti aveva preannunciato l’anno scorso a Milano al Salone del Mobile. Il programma del Governo era quello di incentivare le nascite puntano sulla riduzione delle imposte a carico delle famiglie.
La stessa analoga politica è stata attuata in Ungheria da Orbán a favore delle donne con quattro o più figli.
La misura da mettere in campo sarebbe stata definita alla fine del 2023 e così in effetti è stato.
Con la flessione della natalità, il saldo naturale negativo è risultato, nel 2022, di oltre 320 mila unità con 1,5 milioni di residenti in meno rispetto al 2014.
Il “bonus famiglie” avrebbe funzionato come un bonus “110 per cento” pensato per i genitori con figli.
Ma una diminuzione del carico fiscale a favore delle famiglie con figli comporta necessariamente le redistribuzione delle imposte su tutti gli altri contribuenti che figli non hanno e, in attesa del varo dei provvedimenti – che sarebbero stati presi alla fine del 2023 – per il ministro Giorgetti il modo migliore per ridurre il rapporto debito/pil, o per almeno tenerlo sotto controllo, non può che essere quello di aumentare il flusso di immigrati che arrivano e restano nel nostro paese.
Le misure che sono state prese dalla legge finanziaria non hanno avuto alcun impatto sul carico fiscale.
Il Governo ha preferito agire, anziché sulla fiscalità, sulla decontribuzione, spostando il costo sulle pensioni future.
In effetti non c’era la possibilità di ridurre le tasse per mancanza di copertura finanziaria per cui è stato necessario intervenire sulla previdenza.
Al contrario, le imposte, invece di diminuire, sono aumentate per le beneficiarie del bonus in relazione all’aumento di reddito.
Per coloro che erano vicino al cambio di scaglione d’imposta, la riduzione delle contribuzione, anziché portare un beneficio, ha portato un aggravio del peso fiscale tanto che, in questo articolo TuttoLavoro24.it ha parlato di fallimento della decontribuzione.