Il debito pubblico dell’Italia è alle stelle e saranno i pensionati a rimetterci per tenerlo a bada. Il 43% della spesa pubblica è sostenuta dagli enti previdenziali, quindi pensioni e assistenza.
Per contenere le spese sull’assistenza, il Governo Meloni ha già provveduto ad abolire il Reddito di Cittadinanza, rimpiazzandolo con l’Assegno di Inclusione e il Supporto Formazione e Lavoro. Decisione bocciata dall’Unione Europea.
Per quanto riguarda le pensioni, invece, è probabile che in futuro ci sia una stretta maggiore. Sia per quanto riguarda l’accesso, sia per quanto riguarda il loro valore.
Il debito pubblico va tenuto sotto controllo e dopo le Europee la Commissione indicherà all’Italia e agli altri Paesi quale sarà la via migliore per farlo. Siccome quasi la metà della spesa pubblica se ne va in pensioni e assistenza, saranno i pensionati a doversi sacrificare per risanare i conti pubblici.
Almeno questa è la previsione de Il Messaggero, ispirato da quanto contenuto nel documento lasciato agli atti del Parlamento dalla Ragioneria dello Stato. «Le riforme pensionistiche che si sono susseguite – si legge nel documento – hanno riguardato solo i trattamenti futuri, preservando quelli in essere e gli importi maturati a legislazione vigente dal personale in servizio. L’eventuale necessità di ricondurre tassi di crescita della spesa tendenziali non compatibili con quelli che assicurino il rispetto di una regola più stringente non può prescindere, nel breve periodo, da questi elementi di valutazione».
Ciò può voler dire solo due cose, e le spiega bene il quotidiano romano: non solo nei prossimi sette anni non ci sarà spazio per nuove riforme pensionistiche per anticipare le uscite dal mercato del lavoro. Ma che a dover contribuire al risarcimento dei conti pubblici dovranno pensarci le pensioni in essere.
Insomma, lo Stato farà cassa coi pensionati, come denunciano i sindacati.
Difficile dunque che nel futuro prossimo si possa tornare a un adeguamento pieno delle pensioni all’inflazione. Anzi, è lecito pensare che la rivalutazione parziale vigente al momento possa diventare la normalità.