Non sono buone le notizie in arrivo per i dipendenti statali della Funzioni centrali, il cui CCNL è scaduto il 31 dicembre 2021. Il negoziato con l’ARAN è partito nella mattinata del 13 giugno ma secondo quanto riportano i sindacati l’adeguamento stipendiale sarà davvero irrisorio.
Innanzitutto la tempistica. Il Contratto è scaduto da 2 anni e mezzo quindi il rinnovo, quando arriverà, genererà delle partite stipendiali arretrate ma non in grado di difendere realmente il potere di acquisto dei lavoratori.
Se il costo della vita nel triennio 2022-2024 sale del 17% (inflazione) o del 15% (IPCA), i lavoratori potranno contare su un adeguamento degli stipendi di appena il 5,78%. Con una perdita stimata che si aggira, quindi intorno al 10%.
In tale prospettiva l’IVC 2024 erogato ai lavoratori in anticipo nel mese di dicembre 2023, secondo quanto scrive Fp-Cgil, porterà più danni che benefici. Per una parte dei lavoratori si potrebbe quindi “determinare la condizione per la quale il rinnovo contrattuale non porti nemmeno un euro in più nelle loro tasche, se di quel 5,78 per cento la gran parte dovesse andare, come richiesto, in salario accessorio”.
Insomma se anziché puntare a far salire i minimi stipendiali, Aran dovesse spingere per orientare buona parte degli aumenti sul salario accessorio, per i lavoratori gli aumenti reali sarebbero davvero bassi.
Ecco perchè vanno trovate ulteriori risorse, tuona il sindacato. “Poco più di 500 milioni – si legge in una nota – che al netto degli oneri riflessi si traducono in circa 300 milioni. Significa che parliamo di circa 120 euro lordi medi per i 193mila addetti del comparto” della Funzione pubblica. Cifra che non andrà tutta sui minimi retributivi se si dovesse puntare, come detto, a collocarne una parte sul salario accessorio. Secondo il sindacato l’aumento invece dovrà essere 3 volte tale importo. Parliamo quindi di 360 euro.
Preoccupante è anche la fuga dal Pubblico Impiego. Il rinnovo del CCNL può essere un’occasione per rendere più attrattivo il comparto.
“Per questo – conclude Fp Cgil – abbiamo chiarito ad Aran che il governo deve mettere a disposizione del rinnovo contrattuale le risorse per adeguare gli stipendi almeno all’Ipca (15%, ndr) e per rifinanziare le progressioni in deroga nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento. Così come vanno trovate le risorse da destinare alla contrattazione decentrata per mantenere e migliorare quantità e qualità dei servizi su tutto il territorio nazionale. In mancanza di risposte chiare la mobilitazione potrà solo intensificarsi da qui alla prossima legge di bilancio”.