Arriverà la prossima settimana in Consiglio dei Ministri il testo del nuovo contratto dei dirigenti della pubblica amministrazione. Dopo aver subito una battuta d’arresto durata mesi (e di cui ora si inizia a capire il perché), pare che il via libera del nuovo CCNL possa finalmente arrivare dal tavolo di Palazzo Chigi.
Manca solo l’ok definitivo del CdM per il rinnovo del contratto dei dirigenti PA 2019-2021. Coinvolge circa 14 mila dirigenti e segretari di Regioni ed enti locali, i quali ormai da mesi si chiedono come mai il testo non sia ancora arrivato al Consiglio dei Ministri. L’11 dicembre scorso, infatti, è stata firmata la pre-intesa e il testo è stato poi spedito al MEF. Da allora se ne sono perse le tracce. Qualcosa si simile è successo anche per il CCNL Istruzione e Ricerca nei mesi scorsi.
I sindacati di settore si sono quindi rivolti alla presidenza del Consiglio chiedendo i motivi di tale blocco e, soprattutto, di accelerare i tempi dell’approvazione del testo.
Da Il Sole 24 Ore di venerdì 14 giugno trapelano sia i motivi sia la data in cui finalmente tutto dovrebbe sbloccarsi.
Ad avere suscitato i dubbi dei vertici di Palazzo Chigi sarebbe l’articolo 22 del testo, ossia quello che disciplina le tutele per chi «ha formalmente intrapreso il percorso di transizione di genere». L’articolo permetterebbe di stipulare una sorta di accordo di riservatezza e di utilizzare uno pseudonimo provvisorio a chi ha già intrapreso il cambio di genere ma è in attesa dell’aggiornamento anagrafico, così da evitare imbarazzi. Dovrebbe essere questo, dunque, l’articolo che tiene fermo tutto.
Questa regola comunque è identica a quella già prevista in tutti gli altri contratti della PA, compresi quelli già approvati dal Governo Meloni senza alcuna obiezione. Pertanto, non dovrebbero esserci altre sorprese e il testo del contratto dovrebbe finalmente arrivare in Consiglio dei Ministri il prossimo giovedì 20 giugno.