È da film horror la scena che un bracciante agricolo di Latina si è trovato davanti lo scorso 17 giugno: un uomo in una pozza di sangue e con un braccio amputato. Si tratta di un indiano di 25 anni, anch’esso operaio agricolo, che rimasto coinvolto in un incidente sul lavoro è stato caricato su un pulmino e scaricato davanti casa, anziché soccorso e portato all’ospedale.
Le indagini sull’accaduto sono ancora in corso, ma sulla dinamica dell’incidente c’è abbastanza chiarezza. Secondo quanto emerge da Il Messaggero, l’operaio di 25 anni sarebbe rimasto incastrato con il braccio mentre lavorava con un macchinario nelle campagne di Latina, nei pressi di Borgo Santa Maria.
Nonostante la perdita dell’arto, però, non è stato trasportato all’ospedale. Il datore di lavoro e il caporale lo avrebbero infatti caricato su un furgone. Lo avrebbe quindi scaricato davanti alla sua abitazione, agonizzante e in una pozza di sangue e con il braccio amputato dentro a una scatola.
Secondo quanto scrive il quotidiano, è stato un collega vicino di casa del lavoratore ferito a trovare il bracciante. Avrebbe chiamato subito la Segretaria Generale CGIL di Frosinone Latina, la quale si è subito attivata per mettere in salvo il giovane. Trasportato in eliambulanza a Roma, è in condizioni critiche.
«Non è un film dell’orrore, purtroppo è tutto vero. Qui non siamo solo di fronte a un grave incidente sul lavoro, cosa già di per sé allarmante ed evitabile. Siamo davanti alla barbarie dello sfruttamento, che calpesta le vite delle persone, la dignità, la salute e ogni regola di civiltà. Questi campi, queste strade, questi borghi li presidieremo ogni giorno e per le prossime settimane saremo in tantissimi, perché non si può lavorare in queste condizioni» ha spiegato la sindacalista a La Stampa.
Sul posto sono subito giunti i carabinieri, che adesso indagano sul titolare dell’azienda agricola. Secondo la ricostruzione – scrive Il Messaggero – ci sarebbe stato il tentativo di eliminare le tracce di sangue dal pulmino. Pure la moglie del bracciante ferito, anche lei lavoratrice in nero nella stessa azienda da circa due anni, avrebbe tentato in ogni modo di convincere il titolare a portare il marito in ospedale, però senza successo.
Flai Cgil ha convocato per venerdì 21 giugno una conferenza stampa a Terracina per denunciare l’intensa attività di caporalato e sfruttamento che avviene nel Lazio.