I sindacati dei datori si sono opposti a un nuovo “protocollo caldo” e molti lavoratori saranno quindi costretti a lavorare nelle ore più calde della giornata.
A livello regionale, per adesso solo Puglia, Lazio e Sicilia si sono mosse per impedire che gli operai e i braccianti lavorino nelle ore più torride. Pertanto, saranno le imprese a decidere se far lavorare i dipendenti sotto il sole cocente oppure no. Ma gran parte dei lavoratori non sarà tutelata.
Le associazioni datoriali non approvano alcun “Decreto Grande Caldo” per affrontare l’attività lavorativa durante le ore della giornata in cui il sole picchia di più, perché a detta loro già ci sono le leggi. Pertanto dal Governo non arriverà alcun provvedimento. “Per chi lavora nel settore delle costruzioni e del lapideo la situazione può avere riscontri drammatici“, scrive la Uil in un post sui social:
Come anticipato a inizio articolo, qualche regione si è mossa in autonomia per garantire maggiori tutele ai lavoratori esposti al caldo torrido. Per esempio, vietando il lavoro dalle ore 12:30 alle ore 16 nei giorni di rischio alto e fino al 31 agosto. Ma un provvedimento di tirata nazionale sembra che non arriverà.
Almeno per adesso, infatti, ci si dovrà accontentare dei 14 milioni di euro con cui il Governo ha rifinanziato la CIG Meteo, la cassa integrazione con la causale per gli shock termici, invocata da Cgil, Cisl e Uil. Potranno richiederla le imprese che hanno accesso alla cassa integrazione ordinaria, nel caso in cui queste debbano sospendere o ridurre l’attività per eventi meteo avversi. Tra questi, rientrano anche le temperature sopra i 35 gradi reali o percepiti.
Tuttavia, come scritto a inizio articolo, non tutti i lavoratori esposti al caldo saranno tutelati.
Le categorie protette dalla CIG Meteo sono quella della Cassa ordinaria, perciò – fa sapere Susanna Camusso, senatrice del PD – rimangono fuori proprio i lavoratori più esposti al caldo. «Abbiamo presentato emendamenti per allargare la platea, ma il governo non crede che l’emergenza climatica sia ormai strutturale» conclude la senatrice. Pertanto, l’anno prossimo saremo punto e a capo.
Esclusi dunque tutti i lavoratori autonomi e tutti i precari: la CIG Meteo non varrà per esempio per gli stagionali, per i braccianti a giornata e per i rider. Non essendo coperti dalla cassa integrazione, è possibile dunque che questi siano costretti a lavorare anche nelle ore più calde, pur di non interrompere l’attività.
Solo le imprese potranno decidere, in completa autonomia, di salvaguardare la salute dei propri dipendenti: per esempio spostando l’orario di lavorazioni pesanti o all’aperto in orari, con eventuali cambi di turno o nuove pause. Oppure assicurando zone d’ombra o climatizzate per il ristoro, predisporre dei menù calibrati in mensa o fornire ai lavoratori acqua, crema ad alta protezione solare e indumenti adeguati.