I lavoratori stagionali dell’agricoltura sono e saranno i più penalizzati del comparto a causa del mancato rinnovo dei contratti collettivi provinciali di lavoro agricoli.
La denuncia arriva dal sindacato Fai-Cisl che sottolinea come sia “una vergogna”, è questa – aggiunge il Segretario Onofrio Rota – “l’altra faccia dello sfruttamento per cui il mondo agricolo finge di indignarsi quando accadono fatti orribili come la morte di Satnam SINGH a Latina”.
La situazione è questa: il sistema di rappresentanza delle aziende agricole, Confagricoltura, Coldiretti, CIA, dopo la firma del contratto collettivo nazionale si impegnano a sottoscrivere anche i contratti provinciali e aumentare ulteriormente i salari dei lavoratori del 3,5%. Ma la tornata contrattuali non ha portato ancora risultati.
I contratti provinciali sono scaduti a dicembre 2023 e al momento non si vedono all’orizzonte accordi di rinnovo. E’ tutto fermo.
Ad essere penalizzati dal mancato adeguamento dei minimi salariali saranno tutti i lavoratori, ma in particolare gli stagionali, poichè il loro rapporto di lavoro si concentra soprattutto in questo periodo. Si auspicava una firma prima dell’estate, ma nulla è cambiato. Rinviare a dopo l’estate significa, per gli operai stagionali perdere i benefici immediati dei rinnovi contrattuali, per le imprese godere di una ulteriore riduzione del costo del lavoro.
In questo modo per loro l’allineamento dei salari all’inflazione verrà realizzato nel 2025 (se nel frattempo verranno rinnovati i CCPL).
E così arriva l’appello dei sindacati: a luglio “cominceremo a mettere in campo presidi sotto le prefetture e davanti le sedi delle associazioni datoriali agricole, per dare una svolta a uno stallo delle trattative non più tollerabile’”.
Molto presto Confagricoltura, Coldiretti e CIA si ritroveranno quindi bandiere e presidi sotto le loro sedi provinciali, quale segno di protesta per i mancati adeguamenti salariali.