Novità in arrivo per i detenuti e gli internati che intendano trovare un impiego mentre scontano la loro pena. Per loro, infatti, il CNEL ha chiesto che si applichi il CCNL di settore stipulato dai sindacati più rappresentativi, in modo che la loro attività possa essere equiparata a quella dei dipendenti privati.
Vediamo meglio cosa è previsto.
Secondo gli ultimi dati del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria), il 33% dei detenuti è coinvolto in attività lavorativa ma solo l’1% è impiegato in aziende private e il 4% presso cooperative sociali. L’85% lavora alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria.
Da questi dati parte il disegno di legge approvato dal CNEL lo scorso 29 maggio. La speranza è quella di favorire l’inserimento (o il reinserimento) lavorativo dei detenuti visto che, come scrive Il Sole 24 Ore di martedì 9 luglio, «la mancata offerta di opportunità di lavoro per i detenuti priva lo Stato di un ritorno sul Pil di 480 milioni di euro».
Il reinserimento lavorativo abbatte inoltre anche il tasso di recidiva, per questo è fondamentale favorire l’ingresso nel mondo del lavoro ai detenuti e agli ex detenuti. A tal proposito, dal CNEL arriva anche un documento contenente “Disposizioni per l’inclusione socio-lavorativa e l’abbattimento della recidiva delle persone sottoposte a provvedimenti limitativi o restrittivi della libertà personale emanate dall’Autorità giudiziaria“, accompagnato da osservazioni e proposte in materia di studio, formazione e lavoro in carcere e fuori dal carcere.
Si parte da un rafforzamento delle agevolazioni previste per gli imprenditori che mettono a lavoro persone detenute (previste dalla legge 22 giugno 2000, n. 193, la cd. legge Smuraglia), fino a una vera e propria parità di salario.
A tal proposito, l’art. 1 del suddetto ddl del CNEL chiede di modificare l’articolo 20 della legge 26 luglio 1975 n. 534, ossia la disciplina del trattamento economico del lavoro penitenziario stabilendo che «ai detenuti e agli internati si applica il contratto collettivo nazionale territoriale e aziendale stipulato dalle associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale, applicato nel settore produttivo e alla zona e strettamente connessi con l’attività svolta».
L’obiettivo, infatti, è quello di raggiungere la «piena equiparazione del lavoro alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria agli standard ordinari dei contratti collettivi di riferimento. Dobbiamo puntare sulla diffusione di una cultura imprenditoriale vantaggiosa per tutti nella logica win win win» sottolinea Renato Brunetta, presidente del CNEL.