Statali, ai 193 mila dipendenti delle funzioni centrali (tra ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici economici) dovrebbero arrivare circa 160 euro di aumento medio al mese, riferiti al triennio 2022-2024.
Lo prevede la prima bozza del testo, giunta il 10 luglio sul tavolo delle trattative. Al centro non c’è solo la parte economica, che comunque assume un ruolo fondamentale e divide le parti.
I numeri sulla parte economica li fornisce l’ARAN, l’Agenzia che tratta per il governo il rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Come detto, si tratta di un aumento medio di 160 euro al mese, di cui il 49% è già stato pagato con il maxi anticipo di dicembre 2023.
Trattandosi di un incremento medio, non tutti i dipendenti delle funzioni centrali riceveranno lo stesso importo: si va dai poco meno di 150 euro per i dipendenti ministeriali, ai 160 per le agenzie fiscali fino a quasi 180 euro per il parastato (ossia un ente pubblico che non fa parte direttamente dell’amministrazione statale che però è finanziato e controllato dallo Stato stesso).
Nonostante gli aumenti, i sindacati non esultano.
La Fp-Cgil chiede più risorse, minacciando uno sciopero se non dovesse essere ascoltata: “[…] Servono i soldi per continuare a finanziare l’ordinamento, per far crescere gli stipendi in ragione dell’inflazione registrata nel triennio, rivalutare il buono pasto. Continueremo a dirlo fino a che il governo non metterà altre risorse sul tavolo. […] Per questo aspettiamo ancora risposte dal governo che se non arriveranno non potremo che stare ai tavoli di contrattazione ma anche nei luoghi di lavoro per spiegare le condizioni di una trattativa che con l’avvicinarsi della legge di bilancio dovrà vedere la mobilitazione” avverte il sindacato in una nota.
Confsal-Unsa, invece, vorrebbe chiudere subito la parte economica del contratto degli statali: “Noi siamo dell’idea che i soldi disponibili stiano meglio nelle tasche dei lavoratori anziché a disposizione del Ministro dell’economia e per questo ribadiamo la nostra volontà di chiudere in tempi brevissimi questo rinnovo contrattuale” ha scritto il segretario generale del sindacato, Massimo Battaglia, nel comunicato stampa in seguito all’incontro.
La risposta del Ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo non si è fatta attendere. È arrivata nel corso del question time alla Camera dei Deputati del 10 luglio:
“Questo Governo ha stanziato 8 miliardi di euro per il rinnovo dei contratti nella Pubblica Amministrazione, un terzo di tutte le risorse a disposizione, favorendo aumenti pari al 5,8%. […] Sono cosciente del fatto che c’è una differenza di 10 punti percentuali rispetto al tasso di inflazione del triennio 2022-2024, ma coprirla tutta significherebbe stanziare, per i soli rinnovi pubblici, più di 30 miliardi di euro. Bisogna fare i conti con la realtà.” La vera sfida quindi – conclude Zangrillo – è usare gli 8 miliardi in modo corretto.