La certezza del diritto al buono pasto per i dipendenti pubblici non è sempre garanzia di puntualità di pagamenti. Lo sanno bene il personale sanitario coinvolto in turni di almeno 6 ore, i vigili del fuoco in trasferta, e anche i carabinieri.
Anche per il personale in ‘divisa’ afferente al Ministero della Difesa il buono pasto è argomento che scatena il malcontento e la vertenzialità. Ecco perchè la Segreteria Nazionale del Nuovo Sindacato Carabinieri ha scritto una lettera direttamente al Comando Generale dell’Arma per chiedere il riconoscimento del diritto e gli arretrati.
Secondo quanto si apprende già da molto tempo vi sarebbero segnalazioni da parte dei carabinieri dislocati su tutto il territorio nazionale. Si tratta di coloro che prestano servizio nelle caserme dove non è attivo il servizio mensa o un punto cottura. Le erogazioni in alcuni casi sono ferme al 2023 e neppure nel mese di luglio sono stati corrisposti.
“È intollerabile che tali buoni comportino un aumento dell’imponibile annuo – 2023- e a luglio del 2024 non siano ancora stati consegnati. Al danno si aggiunge la beffa : quando a un militare si consegna in blocco una cifra spropositata in buoni a causa dell’accumulo generato, un esercente tra i pochi convenzionati difficilmente accetterà oltre una certa cifra”.
Da qui la richiesta al Comando Generale “di farsi immediatamente carico di questa infelice situazione e di risolverla al più presto”, considerato che l’assenza dei buoni incide sull’economia familiare del personale coinvolto.
NSC chiede anche che i buoni cartacei siano sostituiti del tutto da quelli elettronici. Più convenienti anche per le stesse amministrazioni eroganti, in quanto godono di un regime di tassazione favorevole fino a 8 euro.