A settembre molte aziende artigiane della metalmeccanica rischiano la chiusura per esaurimento delle giornate di utilizzo degli ammortizzatori sociali. La crisi della manifattura è grave e diffuso in tutto il Paese e sta colpendo in particolare la filiera dell’Automotive agganciata ai fermi produttivi di Stellantis. ma questa volta il grido d’allarme arriva dalla Fiom-Cgil di Reggio Emilia.
Un comunicato delle tute blu reggiane mette in luce una situazione drammatica. Dall’inizio dell’anno, nell’intera provincia sono stati sottoscritti 400 accordi con intervento della cassa integrazione di FSBA (il fondo bilaterale alternativo all’INPS, specifico per il comparto artigiano). Di queste 400 sono 110 le aziende che attualmente hanno sospeso i rapporti di lavoro.
Secondo Fiom-Cgil Reggio Emilia il crollo dei volumi produttivi porterà alla chiusura di quelle piccole aziende che hanno esaurito le 26 settimane di FSBA (nell’artigianato la durata della Cig è la metà di quella dell’industria, 52 settimane). Nessuna chance, poi, per le aziende che eseguivano lavorazioni che i committenti stanno via via decidendo di internalizzare togliendo respiro ai conto-terzisti. Come le aziende artigiane “penalizzate due volte dalla crisi generale, perché anello debole delle filiera – spiega la Fiom di Reggio – e i lavoratori di queste aziende pagano una tripla pena perché non hanno gli stessi diritti dei colleghi che lavorano nell’industria”.
Il dato locale non è dei più confortanti. “A Reggio – spiega il segretario Fiom Simone Vecchi – sono almeno una quindicina le imprese che a settembre potrebbero finire gli ammortizzatori, e quindi vedersi costrette a licenziare o persino a chiudere i battenti, alcune purtroppo hanno già chiuso”. Secondo quanto si apprende si tratta di aziende specializzate nella meccanica agricola, la componentistica e i prodotti legati alla filiera dell’edilizia, in particolare le imprese di oleodinamica.
Il sindacato delle tute blu, che nella provincia di Reggio conta circa 1.300 iscritti, punta il dito contro il sistema di tutele attualmente vigente. “E’ necessario che il Governo dia una risposta garantendo un fondo specifico per ammortizzatori in deroga: queste piccole aziende hanno al loro interno competenze specifiche che, una volta chiuse, si perdono per sempre, e il sistema industriale non se lo può permettere”. Quindi è il Governo che “non sta facendo nulla” a dover trovare soluzioni.
Mentre i lavoratori vivono le difficoltà dell’intervento della cassa integrazione, il contratto collettivo nazionale di lavoro degli artigiani metalmeccanici, scaduto, ha portato un primo ristoro economico. Ci sono poi i 90 euro dell’accordo regionale e le prestazioni della Bilateralità regionale.
Intanto, scrive Fiom, “ha garantito alle maestranze del settore il recupero del potere d’acquisto con aumenti pari al 6.6%, 96 euro lordi mensili, una forma di resistenza necessaria di fronte all’inflazione degli anni scorsi e alle nuvole nere della crisi attuale”.
“I nostri sindacalisti ogni mese incontrano i lavoratori di queste aziende che hanno meno diritti e tutele dei lavoratori delle grandi imprese e per questo hanno bisogno di più sindacato – conclude la nota del Coordinamento Fiom – Noi ci siamo e ci saremo”.