Non sarà superiore a 160 euro mensili l’aumento medio destinato ai docenti e ATA, col rinnovo del CCNL Istruzione Ricerca per il triennio 2022-2024.
E’ questo lo scenario che si va profilando dopo le ultime dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che fanno seguito alla posizione già espressa dall’ARAN.
Valditara sostiene di aver raggiunto un primato: è stato il primo ministro a riconoscere gli aumenti stipendiali più alti della storia al personale scolastico. Nel 2022 appena insediato ha messo sul piatto ulteriori 300 milioni che hanno sbloccato un negoziato fermo da anni. Quel rinnovo (del CCNL 2019-2021) portò incrementi retributivi mensili nell’ordine di 124 euro per il personale docente, 96 euro per il personale ATA e 190 euro per i Direttori dei servizi generali e amministrativi (DSGA).
Ora punta a fare la ‘doppietta’. “Per la prima volta in Italia – ha dichiarato nei giorni scorsi – nell’arco di circa due anni si creeranno due contratti: a fine del 2022 e anche nel 2024 contiamo di siglare il prossimo aumento”.
Gli accordi si fanno in due, oltre al Governo – che sottoscritta attraverso l’ARAN – l’intesa deve essere firmata dai sindacati della Scuola, che al momento non sembrano essere intenzionati a chiudere. Le risorse appostate per il rinnovo del CCNL destinato al personale scolastico sono ritenute insufficienti a recuperare il potere di acquisto, a causa dei picchi inflazionistici di questi anni.
Vorrebbero quindi rinviare tutto al 2025 per tentare di far cassa con ulteriori risorse da stanziare con la futura Legge di Bilancio in modo da far salire gli aumenti ben oltre i 160 euro medi. Ma la posizione del Governo è oramai chiara. Con le parole pronunciate dal Ministro che ha la titolarità nel comparto scuola non sembrano esserci chance per ulteriori risorse. A queste condizioni un rinvio al 2025, deciso dai sindacati, rischierebbe di essere solo un salto nel vuoto, senza portare ulteriori benefici ai lavoratori.
Insomma docenti e ATA dovrebbe comunque ‘accontentarsi’ di 160 euro lorde, quale importo medio mensile di aumento. Anche attendendo il 2025.