Nel bel mezzo della tregua sindacale del settore metalmeccanico si scatena il primo sciopero dell’estate: quello proclamato da Fiom-Fiom-Uilm di Prato per 8 ore nella giornata di lunedì 29 luglio.
Si tratta di uno sciopero provinciale, che non ha nulla a che vedere con la trattativa per il rinnovo del CCNL Metalmeccanica in atto in queste settimane con Federmeccanica e Assistal.
Al centro della diatriba c’è la scelta delle aziende metalmeccaniche della provincia di Prato di disdettare l’accordo provinciale di secondo livello, stipulato per la prima volta 50 anni fa, che garantisce migliori tutele alle ‘tute blu’.
Il dubbio che dietro la decisione delle aziende pratesi di rinunciare ad uno storico accordo, vi sia l’esigenza di controbilanciare i pesanti costi derivanti dal CCNL c’è. Eccome. La decisione è stata comunicata ai sindacati il 15 luglio scorso, via PEC, con decorrenza 1° gennaio 2025. Proprio dopo l’elaborazione dei cedolini paga di giugno.
Negli ultimi quattro anni il salario previsto dal CCNL firmato da Federmeccanica-Assistal e da Fiom-Fiom-Uilm è salito di 310,92 euro mensili al livello C3. Un “bottino” non indifferente per i lavoratori se lo si mette a confronto con quanto hanno potuto prendere i lavoratori di settori come il Turismo, solo per fare un esempio, che in 9 anni hanno avuto un aumento di 200 euro.
L’aumento, frutto della cosiddetta “clausola di garanzia” si è raggiunto in quattro step: 25 euro da giugno 2021, 25 euro da giugno 2022, 123,40 euro da giugno 2023, 137,52 euro da giugno 2024.
La nota di Confindustria Toscana Nord fa solo cenno al tema dei costi salariali: “ingessare le spese per il personale significa condizionare pesantemente la possibilità di riconoscere compensi adeguati alle professionalità più performanti e strategiche”. L’attenzione viene spostata su scelte strategiche che mirano alla competitività e sulla necessità di ammodernamento delle relazioni di lavoro. “Rispetto agli anni Settanta – si legge – nelle aziende della meccanica pratese si riscontrano oggi cambiamenti radicali sia come presenza di tipologie produttive diverse (al meccanotessile, tipico del distretto, si sono affiancati altri comparti dell’ampio e variegato settore meccanico) sia come livelli di specializzazione degli addetti: un quadro che non si concilia con trattamenti retributivi uniformi”.
Il messaggio che circola nel volantino sindacale recita: “Confindustria disdetta 50 anni di contrattazione territoriale!”. La triade Fiom-Fiom-Uil parla di un pericolo precedente che potrebbe estendersi ai contratti integrativi aziendali. E – perchè no? – anche ad altre province italiane dove esistono queste intese.
Dal canto suo Confindustria Toscana Nord ha fatto sapere le aziende potranno anche decidere, singolarmente, “di mantenere le condizioni in essere per i lavoratori”. Ipotesi “che è stata già esercitata da alcune imprese. C’è la disponibilità, già manifestata alle organizzazioni sindacali, a incoraggiare questi percorsi in termini non vincolanti”. Infine Ctn ribadisce che “la disdetta dei contratti integrativi territoriali della meccanica pratese ha seguito un iter corretto e rispettoso dei ruoli di tutti e ha l’unico scopo di attualizzare le relazioni industriali”.