Quando nelle fabbriche è troppo caldo per lavorare meglio ricorrere agli impianti di climatizzazione o alla rimodulazione degli orari di lavoro piuttosto che alla cassa integrazione.
Almeno questo è ciò che sostiene Il Sole 24 Ore che, nell’edizione in edicola giovedì 1° agosto, riporta qualche esempio di azienda virtuosa che, per migliorare le condizioni di lavoro dei propri operai, ha preferito affidarsi a soluzione alternative piuttosto che alla sospensione delle attività.
Argo Tractors, azienda produttrice di trattori nella provincia di Reggio Emilia, non interrompe mai la manutenzione dei trattori. Anche la produzione si ferma solo per una parte di agosto. Da inizio luglio, laddove non si lavora su tre turni, c’è un orario anticipato e ridotto: al montaggio si lavora dalle 7 alle 13 anziché dalle 8 alle 16:30.
Ma non solo. La rimodulazione dei turni per impedire che gli operai siano costretti a faticare nelle ore più cocenti non è l’unica alternativa alla cassa integrazione. C’è anche chi ha adottato delle pause più lunghe. E chi invece ha introdotto dei raffrescatori e ventoloni industriali che hanno migliorato le condizioni climatiche negli stabilimenti.
Per esempio, nel sito di Forlì dell’Electrolux (azienda di elettrodomestici) sono stati installati 530 ventilatori nelle singole postazioni, nuovi impianti di raffrescamento nella mensa e nelle aree produttive, degli estrattori d’aria per abbattere le temperature interne e dei distributori d’acqua fresca.
«In provincia osserviamo una situazione eterogenea, con imprenditori che nonostante il caldo fanno ben poco e altre che dialogano, intervengono e investono per evitare di fare lavorare le persone nelle sale macchine dove ci sono 38-39 gradi», fa sapere a Il Sole 24 Ore Simone Vecchi, segretario generale della Fiom di Reggio Emilia.
Casi senza dubbio virtuosi quelli finora riportati, eppure c’è chi è comunque costretto a ricorrere alla cassa integrazione per il caldo.
Come scrive INPS nel messaggio n. 2736 del 26 luglio, in caso di caldo eccessivo che non consenta il regolare svolgimento delle attività lavorative, c’è la possibilità di richiedere le integrazioni salariali con causale “evento meteo” per “temperature elevate”.
La prestazione verrà riconosciuta laddove la temperatura superi i 35° C. Ma «anche il verificarsi di temperature pari o inferiori a 35° centigradi può determinare l’accoglimento della domanda di accesso alle prestazioni di integrazione salariale qualora entri in considerazione la valutazione della temperatura c.d. “percepita”, che è più elevata di quella reale». Pertanto, anche i 35° percepiti daranno accesso alla cassa integrazione.