Gli Influncer e i creator sono – di fatto – agenti di commercio e per questo devono versare la contribuzione previdenziale all’Enasarco. E’ quanto sostiene oramai da tempo l’ente previdenziale. Concetto ribadito anche pochi giorni fa in occasione dell’Assemblea nazionale.
Sono circa 65mila oggi in Italia i procacciatori di clienti che lavorano per aziende, tra questi una quota importante è costituita dagli Influencer. Una platea molto vasta che però “elude i versamenti contributivi alla Cassa”, ha dichiarato il Presidente Francesco Mei.
Per questo sarebbe il caso di intervenire, da un lato per garantirgli un futuro previdenziale certo, dall’altro per tenere in piedi gli equilibri finanziari del fondo. E’ anche questa la preoccupazione dei responsabili Enasarco. Fare in modo di garantire un maggior afflusso di risorse per sostenere le uscite pensionistiche.
Il punto di vista di Enasarco viene però respinto dai diretti interessati, con Assoinfluencer, aderente a Confcommercio Professioni, che ha una visione differente.
“Le dichiarazioni di Alfonsino Mei, Presidente di Fondazione Enasarco, – si legge in una nota – che sembrerebbero voler additare creator ed influencer come evasori abituali di oneri contributivi siano affermazioni lesive degli interessi e dell’immagine della categoria che rappresentiamo”.
“Evidenziamo che – prosegue Assoinfluencer – secondo un costante orientamento della Corte di Cassazione, l’attività di promozione della conclusione di contratti per conto del preponente, che costituisce l’obbligazione tipica dell’agente, non può consistere in una mera attività di propaganda, da cui possa solo indirettamente derivare un incremento delle vendite, ma deve consistere nell’attività di convincimento del potenziale cliente ad effettuare delle ordinazioni dei prodotti del preponente, atteso che è proprio con riguardo a questo risultato che viene attribuito all’agente il compenso, consistente nella provvigione sui contratti conclusi per suo tramite e andati a buon fine. Influencer e creator in generale si rivolgono ad un pubblico indiscriminato e senza confini sul Web, di conseguenza non sussiste quell’interazione caratterizzante e fondante il rapporto agente/acquirente”.
“Basandoci sul suddetto presupposto – conclude la nota – è perciò evidente come le dinamiche tipiche della content creation economy mal si concilino con quelle riferibili agli agenti di commercio. Come Assoinfluencer, invitiamo le istituzioni a tenere conto della effettiva natura di una categoria che, già da tempo, sconta l’assenza di regole chiedendo un intervento atto a costituire un quadro regolamentare chiaro“.