La riapertura delle scuole andrebbe rimandata a ottobre, troppo caldo per partire già dai primi di settembre. L’appello arriva dall’ANIEF, l’Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori, ma sono diversi i sindacati e le associazioni che la pensano allo stesso modo.
I primi a tornare in aula saranno gli alunni della provincia di Bolzano, dove le scuole riapriranno già da giovedì 5 settembre. Gli ultimi torneranno sui banchi il 16 settembre e sono gli studenti di Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Abruzzo, Basilicata, Puglia e Calabria.
Considerando però la situazione climatica attuale, con l’aumento costante delle temperature di anno in anno, alcuni tra associazioni e sindacati hanno chiesto al Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di poter posticipare l’inizio delle lezioni.
“Con questa afa è assurdo iniziare le lezioni entro metà settembre, meglio ottobre. Ci vuole buon senso e lungimiranza. Anche i cicli produttivi devono cambiare e la pubblica amministrazione deve avviare questi cambiamenti secondo il clima”, ha commentato Marcello Pacifico, il presidente nazionale dell’Anief.
C’è anche chi si è appellato alla scienza. Come riporta Il Messaggero in edicola il 19 agosto, il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani ha scritto al presidente della Società Italiana di Pediatria, Annamaria Staiano, al presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, Antonio D’Avino e al presidente Associazione Nazionale Pedagogisti, Maria Angela Grassi, chiedendo di esprimere un parere scientifico sull’opportunità o meno di posticipare l’avvio dell’anno scolastico 2024/2025.
Ma da fonti vicine al Ministero dell’Istruzione sembra che il Governo non abbia intenzione di accogliere la richiesta di slittamento.
Se è facile immaginare come gli alunni appoggino la tale proposta di rimandare la riapertura delle scuole a ottobre, di parere opposto sono i genitori, preoccupati dal fatto che le vacanze estive possano prolungarsi fino ad autunno inoltrato.
Svariate associazioni fanno notare come tre mesi di chiusura delle scuola siano già troppi, con ingenti costi per le famiglie. Nessun genitore, infatti, ha tre mesi di ferie e più o meno tutti devono quindi destreggiarsi tra centri estivi e baby sitter.
Come fa sapere il quotidiano romano, per questo motivo sono state indette diverse iniziative di raccolta firme per chiedere una revisione del calendario scolastico. “La lunghissima pausa scolastica – si legge in una petizione che ha raccolto 60mila firme – moltiplica le disuguaglianze, favorisce la perdita di competenze cognitive e relazionali di bambine, bambini e adolescenti e scoraggia la conciliazione di vita-lavoro per tanti genitori costretti a destreggiarsi tra campi estivi costosissimi e mancanza di alternative a prezzi ridotti“.