L’emergenza caldo di settembre potrebbe mettere in crisi la didattica, sia i docenti che gli alunni, con la temperatura costantemente sopra i 35 °C anche nelle aule. Per questo il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei diritti umani (CNDDU) ha affinato i termini della proposta lanciata al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.
Riaprire il 26 settembre, per tutti, e non più il 1° ottobre come precedentemente ipotizzato. Lo si apprende in una nota del Coordinamento.
Le aule sono inadeguate per affrontare l’emergenza caldo. Mancano i climatizzatori e dove presenti (in circa 16.000 casi), sono attivi solo negli uffici amministrativi e dirigenziali.
Oltre alla didattica, sarebbe a rischio – secondo i Docenti – la salute e il benessere di studenti e insegnanti. Il mnodo dei docenti è in prevalenza favorevole allo spostamento in avanti, soprattutto per le difficoltà di dover affrontare questi disagi nelle zone torride dell’Italia meridionale. Disagi già vissuti a giugno durante gli Esami di Stato.
Ma le famiglie e l’opinione pubblica sono spaccate. Sui social l’ondata che va per la maggiore accusa di docenti di voler procrastinare il periodo feriale.
La proposta prevede l’inizio dell’anno scolastico il 26 settembre 2024 (giovedì) e la sua conclusione il 18 giugno 2025 (mercoledì). Leggero slittamento del “fine anno” rispetto al solito che però non sembra tener conto del riproporsi del problema esami di stato, che rischierebbero di concludersi a luglio inoltrato.
Su questa ipotesi si è già schierato a favore il sindacato ANIEF, con il suo leader Marcello Pacifico, e si attende il parere dell’Associazione Nazionale Pedagogisti.
“Riteniamo che la tutela della salute pubblica dei lavoratori e non – conclude la nota – sia un diritto inalienabile su cui tutti dovremmo riflettere”.