L’Assegno Unico non sarà cancellato, non è fondata la notizia veicolata ieri dal quotidiano Repubblica, secondo cui il Governo Meloni intende cambiare norme e smantellare l’aiuto alle famiglie. Lo ha precisato ieri, la stessa Premier in un video postato su X insieme al Ministro dell’Economica Giancarlo Giorgetti. Parlano di ricostruzioni fantasiose lanciate ancor prima della scrittura della Manovra di Bilancio.
Ma la verità è un’altra, insiste il quotidiano romano nell’edizione del 30 agosto 2024. Il Governo deve cambiare e ha un piano ben preciso. Secondo le ricostruzioni di stampa sarebbero 5 le modifiche all’Assegno unico figli che saranno apportate dal 1° gennaio 2025.
“L’operazione che si muove sottotraccia – scrive Repubblica – è simile a quella sul Reddito di Cittadinanza, abolito dal Governo Meloni per essere in realtà sostituito dall’Assegno di Inclusione, con annessi risparmi per la rimodulazione”. Al momento non sappiamo se andrà effettivamente così, se il bonus per i figli cambierà nome, ma di certo sarà rivisto.
La prima modifica la chiede la Commissione Europea che ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia, poi trasformata in un deferimento alla Corte di Giustizia Europa. La normativa non è compatibile con il diritto comunitario perchè esclude dal beneficio i lavoratori comunitari di altri Stati membri che non risiedono in Italia per almeno 2 anni o i cui figli non risiedono in Italia.
Le altre modifiche sono strumentali alle politiche del Governo di aiutare le famiglie numerose e incentivare la natalità. Per cui la direzione in cui si andrà è premiare con più risorse le famiglie con più figli.
Infine tre modifiche che strumentali alle politiche del Governo di aiutare le famiglie numerose e incentivare la natalità:
Un tema molto delicato che sarà trattato con la Manovra di Bilancio è la cumulabilità degli importi dell’Assegno Unico sull’ISEE. Insomma il bonus mensile pagato da Inps fa cumulo sui redditi e fa salire l’ISEE, così da estromettere le famiglie più fragili da altri benefici. Una stortura della normativa segnalata a inizio dall’ACLI rispetto alla quale il Governo non ha fatto alcun intervento. Ha solo aperto tavoli di confronto.