Ad oggi sono circa 864mila le famiglie che possono contare su almeno uno dei due sussidi con cui il Governo Meloni ha sostituito il Reddito di Cittadinanza. La platea è certamente più ridotta rispetto a quella che percepiva il vecchio aiuto pentastellato, ma per ovvie ragioni: per accedere ai nuovi sussidi i requisiti sono più stringenti.
Il Reddito di Cittadinanza non esiste più ormai da dicembre 2023, sostituito da gennaio dall’Assegno di Inclusione. Questo nuovo sussidio spetta alle famiglie in cui vive almeno un soggetto disabile, over 60, minorenne o in condizione di svantaggio. Non solo: occorre che l’ISEE non superi i 9.360 euro. Tale soglia è rimasta invariata rispetto al RdC.
Esattamente come il vecchio RdC, l’AdI ha una durata pari a 18 mesi, rinnovabile per altri 12 dopo aver atteso un mese di sospensione. Allo stesso modo, è rivolto alla famiglia e non al singolo percettore: ciò significa che all’interno dello stesso nucleo familiare può entrare un solo assegno. L’importo massimo annuo è di 6.000 euro, incrementabile in base alla composizione del nucleo familiare e alle necessità abitative.
Le famiglie che ad oggi beneficiano dell’Assegno di Inclusione sono circa 725mila. L’annuncio arriva direttamente dalla Ministra del Lavoro Marina Calderone, intervistata da Sky TG24. La stessa coglie l’occasione anche per evidenziare com’è migliorata la gestione dei sussidi grazie al Governo in carica:
«Il Reddito di Cittadinanza non ha prodotto dei risultati significativi in termini occupazionali e al contempo ha manifestato delle criticità su quelli che erano i soggetti che ne hanno beneficiato perché non veniva effettuato un controllo nella fase di presentazione delle domande. […] Oggi è totalmente cambiata la filosofia, sia per quanto riguarda l’Assegno di Inclusione sia per quanto riguarda il Supporto Formazione e Lavoro. Le domande vengono processate nel momento in cui vengono presentate e viene ammesso al beneficio chi ne ha effettivamente bisogno. Oggi abbiamo circa 725mila nuclei familiari che usufruiscono dell’Assegno di Inclusione».
Effettivamente, non si può negare che nel corso degli anni i “furbetti” del Reddito di Cittadinanza non ci siano stati: persone che lo percepivano senza averne il diritto e che hanno sottratto migliaia di euro alle casse dello Stato. A detta della Ministra, tale situazione non può ripetersi con l’Assegno di Inclusione perché i controlli vengono effettuati a monte.
Alle 725.000 famiglie che beneficiano dell’Assegno di Inclusione vanno sommati i 139.000 soggetti che fruiscono del Supporto Formazione e Lavoro. Complementare all’AdI, il SFL spetta ai cittadini tra i 18 e i 59 anni con un ISEE fino a 6.000 euro e ha un valore pari a 350 euro al mese. Dura massimo 12 mesi senza possibilità di rinnovo. Pertanto, chi lo ha preso ininterrottamente da settembre 2023, da questo mese non lo avrà più.
Avere i 350 euro però non è facilissimo: occorre guadagnarseli, mettendosi attivamente alla ricerca di un impiego. Ci si può iscrivere a dei corsi di formazione, si può svolgere un progetto utile alla collettività (PUC), il servizio civile, fare uno stage, ecc. Nessuno, in pratica, riceverà i 350 euro stando seduto sul divano.
Eppure nel meccanismo di gestione dei pagamenti del Supporto Formazione e Lavoro qualcosa si è inceppato più di una volta. Non sempre, infatti, è andato sempre tutto liscio. Non sono pochi i percettori del SFL che hanno intrapreso un percorso di politica attiva del lavoro senza ricevere quanto gli spetta.
Ma la Ministra sottolinea: «Per la prima volta sappiamo quanta formazione finanziata si fa in Italia, quanti sono i corsi di formazione gestiti dalle Regioni. […] In un anno in piattaforma abbiamo gestito 286.280 offerte di lavoro e i corsi di formazione erano per 662.000 posti».