Non tutti i pensionati sono obbligati ad avere un conto corrente per l’accredito della pensione: se l’assegno non supera un certo importo, infatti, è consentito ritirare la pensione in contanti.
Vediamo meglio.
Di norma, l’accredito della pensione avviene su conto corrente, postale o bancario. In alternativa, su libretto postale o bancario oppure su carta prepagata dotata di IBAN. Ma se la pensione non supera un certo importo mensile, il pensionato può ritirarla in contanti presso gli sportelli.
In generale, i pagamenti in contanti sono consentiti fino a un importo di 4.999,99 euro. Per ogni tipo di acquisto, quindi, è obbligatorio pagare con la carta (affinché l’operazione sia tracciabile) solo somme dai 5.000 euro in su. Negli anni tale tetto è stato rivisto più volte. L’ultima modifica risale alla Legge di Bilancio 2023.
Per i pagamenti disposti dallo Stato e dagli altri enti pubblici però il limite è più basso.
Il pensionato che intende ritirare la pensione in contanti può farlo solo se l’assegno non supera i 1.000 euro netti. Inoltre, dovrà presentare una richiesta scritta all’ufficio INPS di competenza, tramite raccomandata AR oppure utilizzando un modulo compilabile direttamente presso lo stesso ufficio e consegnato di persona.
Al contrario, come prevede il D.L. n. 138 del 2011, “lo stipendio, la pensione, i compensi comunque corrisposti dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali e dai loro enti, in via continuativa a prestatori d’opera e ogni altro tipo di emolumento a chiunque destinato, di importo superiore a mille euro, debbono essere erogati con strumenti di pagamento elettronici bancari o postali, ivi comprese le carte di pagamento prepagate.”