Le pensioni continueranno a non essere rivalutate per il 100% dell’inflazione. Il taglio già visto nel 2023-2024 sarà confermato anche nel 2025. Serve al Governo per ‘far cassa’.
Ma il sindacato non ci sta che da Palazzo Chigi facciano cassa ancora una volta sui diritti dei pensionati. Il diritto alla rivalutazione piena degli assegni pensionistici è infatti un diritto riconosciuto, che ogni hanno viene puntualmente disatteso.
Nel triennio 2023-2025, stima il Dipartimento previdenza della Cgil e Spi, una pensione che nel 2022 ammontava a 1.732 euro netti avrà subito un taglio complessivo di 968 euro annui.
E avanti così, per una pensione netta di:
Complessivamente il minor costo per lo Stato è di 11 miliardi di euro per tre anni.
Quelle che sono rinunce di diritti per il pensionato, sono risparmi per lo stato. Si parla di oltre 3 miliardi e mezzo nel 2023 e di oltre 6 miliardi e 800 milioni nel 2024. In prospettiva se si tiene conto del decennio 2023/2032 il risparmio ammonterà a oltre 61 miliardi di euro.