Se i dipendenti pubblici riceveranno entro fine 2024, una nuova rivalutazione dell’Indennità di vacanza contrattuale a valere per il 2025 ci saranno due conseguenze:
1) i ccnl del pubblico impiego (scaduti il 31 dicembre 2021) non saranno rinnovati entro la fine del 2024,
2) una volta rinnovati gli incrementi stipendiali non saranno “pieni”, ma dovranno essere conguagliati in base all’IVC nel frattempo percepito.
A fine 2023 il Governo approvò un Decreto che rivalutava l’IVC pari a 6,7 volte e stabiliva la sua erogazione immediata, entro fine anno. Secondo quanto rivela il sindacato Uilpa Meloni & C. avrebbero messo in cantiere analoga soluzione per il 2024. Nelle prossime settimane dunque potrebbe essere approvato un Decreto per l’erogazione di una rivalutazione dell’IVC – già in erogazione nei cedolini paga – in via anticipata. Anche in questo caso entro dicembre.
In questo modo il ruolo di ARAN e sindacati alle prese con le trattative per i rinnovi dei CCNL dei vari comparti pubblici sarebbe completamente esautorato.
“Vorremmo capire – si domanda Uilpa – se i contratti nazionali si fanno ancora secondo le regole del Testo unico del pubblico impiego o la competenza è passata al Ministero delle finanze e al Parlamento. Perché in questo caso è inutile continuare a perdere tempo in decine di riunioni per arrivare dopo mesi alla firma di un CCNL ormai prosciugato di risorse economiche”.
Se la copertura economica viene garantita con l’IVC e la sua rivalutazione annuale (come nel 2023), una volta che ogni singolo CCNL di comparto sarà rinnovato gli incrementi stipendiali non saranno mai pieni. Dovranno essere assorbiti gli importi nel frattempo erogati nel cedolino a titolo di Indennità di Vacanza Contrattuale e rivalutazione. Le risorse che il Governo stanzia per gli adeguamenti stipendiali di comparto sono, infatti, contingentate. E’ la legge della “coperta corta”.
Il sistema che il Governo intende confermare, di scaricare una buona parte delle risorse economiche sull’anticipo IVC rende inspiegabile, agli occhi dei dipendenti, la lunga attesa necessaria per avere l’adeguamento stipendiale spettante. E dall’altro lato fa diminuire la forza negoziale dei sindacati che siedono al tavolo poichè si ritroverebbero a negoziare aumenti per portare poche briciole di euro in più sui minimi retribuitivi.