Potrebbe aumentare dal 1° gennaio 2025 l’Assegno di Inclusione generando un vantaggio per tutti i percettori presenti e futuri.
Di recente lo ha confermato il Ministro del Lavoro Marina Calderone in un’intervista al Corriere della Sera.
Le ragioni sono fondamentalmente due. L’importo base di 500 euro (per chi è senza reddito) è fermo oramai da anni. Da quando fu istituto nel 2019 il Reddito di Cittadinanza, suo “antenato”. Nel frattempo il costo della vita è aumentato e ci sta che l’Assegno di Inclusione, come le pensioni, l’assegno unico, e altri trattamenti previdenziali, venga in quale modo rivalutato.
L’altra ragione sono le risorse. Per il 2024 il Governo ha stanziato 5,5 milioni di euro per l’Assegno di Inclusione e 1,5 milioni di euro per il Supporto Formazione e Lavoro. Mentre per il reddito di Cittadinanza per il 2023 c’erano 474 milioni di euro. Dunque è evidente che il Governo Meloni può fare di meglio, aumentando le risorse per una platea dei percettori che nel 2024 sembra essersi stabilizzata: circa 700.00 famiglie.
L’importo base, per chi è privo di reddito, può salire da 500 a 700 euro mensili, a partire dal 1° gennaio 2025 se il Governo porterà in Manovra una modifica al Decreto Lavoro.
Attualmente l’AdI spetta per chi ha un reddito non superiore a 6.000 euro annui e un ISEE fino a 9.360 euro. I requisiti familiari: almeno un minore, un disabile, un over 60, oppure un soggetto svantaggiato.
La soglia reddituale potrebbe essere portata da 6.000 a 8.500 euro. In questo modo i benefici sarebbero di due tipi:
Benefici economici aggiuntivi andrebbero anche a tutti quei nuclei familiari che per effetto della scala di equivalenza ottengono importi più alti dell’importo base. Ad esempio chi, con reddito pari a zero e un minore a carico, riceve oggi 575 euro da Inps, da gennaio 2025 potrebbe arrivare a 805 euro mensili di Assegno di Inclusione. Ottenendo un aumento di 230 euro per ogni ricarica.
Questo il sistema attuale della scala di equivalenza: